Rimini, negata la libertà ai vigili. "Sono ancora pericolosi"

Per il giudice c’è il rischio che possano rifarlo o inquinare le prove

Un arresto per droga

Un arresto per droga

Rimini, 24 marzo 2018 - Pericolo di reiterazione del reato, pericolo di inquinamento delle prove e la scelta del silenzio davanti al giudice. Il gip non fa sconti ai tre agenti del Nucleo ambientale della Polizia municipale e respinge la richiesta di libertà presentata dal difensore, confermando gli arresti domiciliari per Guglielmo Parise, Giacomo Cilio e Gilberto Guidi. Per martedì prossimo è previsto invece l’interrogatorio del quarto agente destinatario della misura cautelare, Massimo Vaccarini, rientrato dal Messico due giorni fa.

I quattro vigili agli arresti (altri cinque sono indagati in stato di libertà) sono accusati di una sfilza di reati che vanno dal peculato all’abuso d’ufficio, dal falso alle perquisizioni arbitrarie, fino alla distruzione degli atti. Secondo la Guardia di finanza, si sarebbero impossessati dei soldi degli exacomunitari che arrestavano, commettendo abusi di ogni tipo, picchiando e minacciando. E una volta capito che erano nel mirino degli investigatori, senza tanti complimenti avrebbero distrutto gli atti e fatto a pezzi la tappezzeria della macchina di servizio, per scovare i microfoni (poi trovati) messi dai militari per intercettare le loro conversazioni.

Un quadro inquientante che aveva lasciato tutti di stucco, trattandosi di un gruppo di agenti protagonisti di operazioni importanti e ritenuti una risorsa preziosa. Loro si dicono pronti a difendersi, mentre il difensore, l’avvocato Massimiliano Annetta, paventa l’ipotesi che trattandosi di gente arrestata dagli stessi vigili, gli accusatori possano avere avuto i loro buoni motivi per accusarli di cose che non hanno commesso. Intanto però i tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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Una scelta, quella del silenzio, che il giudice per le indagini preliminari, Sonia Pasini, ‘sottolinea’ nel provvedimento con cui respinge la richiesta di libertà. Il gip punta il dito anche sul pericolo che questi commettano altri abusi, ricordando come nonostante fossero stati trasferiti ada altri distaccamenti, gli indagati continuassero a controllare gli extracomunitari. A questo si aggiunge il rischio di inquinamento delle prove, avendo già dimostrato di essere capaci di falsificare documenti, non escludendo infine la possibilità di «pressioni» su chi li accusa o il rischio che concordino «versioni di comodo».