
Eva Mikula in tribunale a Pesaro il 22 aprile 1997, alle sue spalle dentro la gabbia Roberto Savi della banda della Uno bianca. ANSA / PASQUALE BOVE
di Francesco Zuppiroli
"A chi deve delle scuse" Eva Mikula? "Le attendo. Dai familiari delle vittime". Quasi rimbombano, le parole decise pronunciate da Eva Mikula, per due anni compagna di Fabio Savi, uno dei tre fratelli che seminarono panico e morte lungo la dorsale Adriatica sotto la nomea di Banda della Uno Bianca. Parole che la donna ha pronunciato ieri sera nel corso dell’intervista rilasciata al debutto della variante ’Crime’ del programma ’Belve’, condotto da Francesca Fagnani su Rai2. Parole che non sono passate inosservate. Parole di una donna che nel corso degli anni e dei processi si è sempre professata ’vittima’, pur venendo additata da molti come ’complice’. Una donna che per due anni condivise la vita con uno dei killer della Uno Bianca, tanto da trovarsi al suo fianco anche al momento dell’arresto di Fabio Savi, avvenuto nel novembre del 1994. Un arresto di cui, sempre nel corso dell’intervista di ieri, Mikula si prende i meriti, sostenendo che la banda fu fermata "grazie a me".
"Sono parole che mi fanno sorridere". Sceglie la via dell’eufemismo Francesca Gengotti, una bambina di nove anni diventata adulta con i segni dell’orrore ancora conficcati nel corpo come frammenti di otto dei nove proiettili che la colpirono e quasi uccisero al culmine dell’assalto della Uno Bianca alla Coop alle Celle di Rimini, il 30 gennaio del 1988. "Preferisco non entrare nel merito delle dichiarazioni rese dalla signora Mikula – continua la riminese sopravvissuta alla macelleria di 24 omicidi e 114 feriti sparsi tra Emilia-Romagna e Marche tra il 1987 e il 1994 –. Le ritengo parole incommentabili e per questo ci rido sopra. Posso solo dire che sarebbe piuttosto il contrario di quel che dice. Sarebbe lei, infatti, a dovere delle scuse a tutti noi, familiari delle vittime e sopravvissuti alla Uno Bianca".
Un orrore che come un’aura di nere riminiscenze Mikula si è portata dietro sino agli studi di ’Belve Crime’, dove Fagnani alla richiesta di scuse sollevata dalla ex compagna di Fabio Savi ha replicato: "I familiari, in generale, non devono chiedere scusa a nessuno". "Mi hanno insultato per trent’anni, è un’istigazione al suicidio", ha ribattuto Mikula. "Io sto con Francesca", sdrammatizza ancora la Gengotti che ribadendo: "Non do credito a persone di un certo tipo", ha poi aggiunto: "Sentire queste esternazioni è davvero una cosa che, da vittima della banda, mi lascia basita. Mi restano ancora i pallini dentro il corpo e lei non può dire altrettanto. Le vittime della Uno Bianca sono ben altre, secondo me".