Fuochi d’artificio, dopo due secoli la dinastia Scarpato chiude senza il botto

Antonio, l’ultimo titolare dell’impresa pirotecnica fondata a lla fine del ’700, annuncia la cessazione dell’attività: "A 70 anni vorrei finalmente godermi un po’ di più la vita"

Antonio Scarpato durante uno dei suoi spettacoli (foto Bove)

Antonio Scarpato durante uno dei suoi spettacoli (foto Bove)

Rimini, 29 dicembre 2023 – Il campione di fuochi d’artificio ha appeso i botti al chiodo. Anche se "tanti colleghi ancora mi cercano, specie in questi giorni, per chiedere qualche consiglio in vista degli spettacoli del 31 dicembre". E continuano a cercarlo anche parecchi clienti storici. Ma questo sarà il primo Capodanno senza il botto per Antonio Scarpato. Perché la storica azienda pirotecnica fondata nel 1784 dalla famiglia Scarpato ha chiuso i battenti. L’attività è cessata alcuni mesi fa. "Abbiamo smesso in primavera. Ma molte persone l’hanno scoperto soltanto in questi giorni, quando mi hanno chiamato per i fuochi d’artificio di Capodanno".

Si chiude una storia costellata da tanti riconoscimenti e successi. Cosa l’ha spinta a cessare l’attività?

"È una scelta maturata solo per motivi personali. Ho deciso di ritirarmi perché a 70 anni vorrei finalmente godermi un po’ di più la vita. Abito a meno di cinquanta metri dal mare, ma avrò fatto il bagno sì e no due volte l’anno, perché con il lavoro ero sempre impegnato. Voglio dedicarmi di più alla famiglia e avere più tempo per me".

Una decisione sofferta?

"Facile non è stata, ma credo di aver smesso nel momento giusto. La nostra azienda pirotecnica vanta una storia lunga più di due secoli. Abbiamo collezionato tanti premi, con i nostri spettacoli ci siamo laureati campioni del mondo in diverse competizioni. Sotto tanti aspetti si può dire che siamo stati dei pionieri. È stata una bellissima avventura, e per questo voglio ringraziare i miei collaboratori. È finita dopo che abbiamo raggiunto ogni traguardo possibile".

Il fatto che in questi anni sempre più Comuni abbiano messo al bando i fuochi d’artificio e rinunciato a spettacoli pirotecnici, quanto ha pesato sulla chiusura dell’attività?

"Sicuramente le difficoltà sono aumentate, anche se noi lavoravamo moltissimo anche all’estero, dove ci sono meno divieti rispetto all’Italia. Le restrizioni durante la pandemia hanno inferto un duro colpo al nostro settore. Purtroppo è cambiato il modo di lavorare. Non mi riferisco solo alle ordinanze o alla maggiore burocrazia che ci viene imposta. Il mondo della pirotecnica è molto diverso rispetto a solo pochi anni fa".

Com’è cambiato?

"Le realtà come la nostra hanno fatto della pirotenica una vera e propria arte, tramandata di generazione in generazione. Oggi gran parte dei fuochi d’artificio viene prodotta in Cina, c’è sempre più elettronica e sempre meno artigianalità. Anche gli spettacoli sono differenti: si è persa la creatività di un tempo".

Quello della pirotecnica è un mondo che non fa più per lei.

"Ma è il mondo e non lo abbandonerò mai. Anche se ho chiuso l’azienda continuo a fare qualche consulenza. Inoltre sto valutando l’offerta arrivata dall’estero: una società vorrebbe affidarmi la direzione artistica. Vedremo. Ma non ho alcun rimpianto, sono sereno della decisione presa perché a 70 anni credo di meritare più tempo per me".