Coronavirus Rovigo, morto Loris Evangelisti. Il Polesine trema

Deceduto un anziano di Bergantino, è la quinta vittima. Il direttore generale dell’Usl: "Tra oggi e domani pronto l’ospedale di Trecenta"

Un tendone della Croce rossa

Un tendone della Croce rossa

Rovigo, 30 marzo 2020 - Loris Evangelisti, 75 anni, di Bergantino, è morto venerdì all’ospedale di Rovigo. Alle analisi successive è risultato positivo al Coronavirus. Evangelisti era originario di Ficarolo, ma da trent’anni viveva a Bergantino dove si era trasferito quando lì ha avuto il posto di lavoro come bidello alle medie. Lascia la moglie ed un figlio adulto che lavora fuori provincia. Venerdì mattina era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Maria della Misericordia per una una gravissima insufficienza respiratoria e poco dopo è morto nonostante i tentativi di tenerlo in vita da parte degli operatori del pronto soccorso. Si tratta però di una persona che era stata dimessa lo scorso 18 marzo dall’ospedale di Legnago (Verona) dove era ricoverato per problemi cardiologici. Gli altri due morti residenti in Polesine che erano positivi al Coronavirus sono Bruna Trentini, 91 anni, di Bergantino, deceduta il 17 marzo, Gianfranco Bovo, 90 enne di Occhiobello, deceduto il 21. Poi ci sono i due morti che risiedevano fuori provincia, l’ex direttore dello stabilimento Bioitalia di Bottrighe, Gabriele Corazza, 72 anni, morto la notte tra il 14 ed il 15 marzo a Piacenza. E cinque giorni fa Ferruccio Zerbinati, 85 anni, originario di Concadirame ma residente da anni a Merlara (Padova) dove era ricoverato in casa di riposo. Leggi anche - Bollette e mutui: come funziona – La nuova autocertificazione  Nel frattempo però la curva dei contagi "non si è fermata, ma mostra un rallentamento nella crescita" ha detto ieri il direttore generale dell’Usl 5, Fernando Antonio Compostella, dopo aver annunciato i 2 nuovi casi. Si tratta di un uomo di 47 anni, del Basso Polesine che lavora in provincia di Treviso e una donna di 31 anni dell’Alto Polesine che aveva avuto un contatto con un caso positivo. Sono entrambi in isolamento domiciliare. Tra gli operatori degli ospedali polesani invece non sono stati registrati nuovi casi. Si sa che sono 5, che si trovano tutti in isolamento domiciliare, due sono infermieri di urologia a Rovigo, uno è operatore della riabilitazione di Trecenta e 2 infermiere delle quali Compostella non ha voluto rendere noto il reparto. Nonostante la notizia possa essere utile alla collettività, se non altro per ricostruire la ipotetica catena dei contagi, il direttore generale - a domanda precisa - ha risposto che preferisce mantenere "riservata" l’informazione perché questo gli è stato chiesto dalle stesse infermiere. Per quanto riguarda i ricoverati negli ospedali provinciali il conto è arrivato a 36, chi è ancora a Rovigo verrà trasferito a breve a Trecenta. A proposito del San Luca il direttore generale ha detto: "Prima chiudiamo la partita prima mettiamo in sicurezza la popolazione, Trecenta deve essere operativo al 100 per 100 come ospedale Covid. Abbiamo ricevuto un’altra dotazione di ventilatori meccanici, ci mancano solo alcuni monitor e siamo in grado di attrezzare tutti i 29 posti letto di terapia intensiva. Spostiamo una persona degente a Trecenta solo se abbiamo la sicurezza del tampone negativo. Tra oggi e domani mattina completiamo". Le persone in isolamento domiciliare sono 585, 121 residenti o domiciliati con esito positivo, 7 guariti e 2 che attendono l’esito del secondo tampone. Compostella ha detto: "Credo che oggi se qualcuno porta uno scatolone di reagenti per processare i tamponi in banca vale più dell’oro". Questo per dire che se due terzi dei dipendenti Usl non hanno ancora il risultato del tampone è per un problema globale e non solo rodigino o veneto.