Fondazione Don Bosco Rovigo, i beni saranno messi all’asta

Gli immobili non sono più nella disponibilità della Curia e il tribunale ha già nominato un custode giudiziale

Il collegio del Sacro Cuore è tra i beni che erano di proprietà della Fondazione -Donzelli

Il collegio del Sacro Cuore è tra i beni che erano di proprietà della Fondazione -Donzelli

Rovigo, 5 agosto 2020 -  Bocche cucite in Curia sul buco di 9 milioni di euro della Fondazione Don Bosco. Nessuna replica per il momento da parte del vescovo Pierantonio Pavanello alla notizia del crack finanziario della immobiliare che possedeva il Centro Don Bosco di via Marconi, la scuola delle suore di via Miani, abbandonata e in stato di trascuratezza, e il palazzo di via Sacro Cuore che ospita l’asilo privato Sichirollo.  

Possedeva, al passato, non è un errore. Perché gli immobili sono stati pignorati per via dell’indebitamento quindi non sono più nella disponibilità della Curia. Rispetto a ieri sono però un po’ più chiari i contorni giudiziari della vicenda. Il tribunale ha nominato un custode giudiziale, un avvocato del foro di Rovigo, che ha il compito di realizzare il più possibile dalla vendita degli immobili. Le date delle aste al momento non sono ancora state fissate. La procedura è quella delle esecuzioni immobiliari.

Tenendo conto che i creditori sono le banche, che avevano concesso mutui importanti alla Fondazione Don Bosco, il meccanismo che è scattato probabilmente è il seguente: il soggetto che avanza soldi ha ottenuto le ipoteche immobiliari a garanzia del prestito che non rientrava, quindi ha deciso di mettere in vendita coattiva il bene. Ma sulla ricostruzione della vicenda dal punto di vista i punti oscuri sono ancora molti anche perché al momento non parla nessuno, né sul fronte tribunale, né sul fronte vescovile.

Quel che si sa è che la voragine nei conti ha origini lontane, non è trascurabile nemmeno il fatto che la dozzina di dipendenti in forza alla Fondazione fossero inquadrati con qualifiche particolarmente elevate alle quali corrispondevano compensi estremamente onerosi.

Le risoluzioni dei rapporti di lavoro, negli anni passati, hanno originato perfino vertenze sindacali. Le voci sulla situazione drammatica della società immobiliare della Curia c’erano da tempo ma il fatto che le attività di ristorazione, volontariato e scolastiche ospitate siano state costrette a sloggiare ha sollevato il velo. t. m.