"Genova 2001, sono stati i giorni della paura"

Il giornalista Guadagnucci presenta il libro ‘L’eclisse della democrazia’, scritto con Agnoletto. L’iniziativa di ‘Polesine Progressista’

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Genova 2001, la morte di Carlo Giuliani, gli scontri, il Blocco Nero. Genova 2001, la Diaz, Bolzaneto. Genova 2001, il movimento, le manifestazioni, i dibattiti, ‘Un altro mondo è possibile’, gli attacchi ideali al neoliberismo, le idee. Genova 2001, i processi, le condanne e, a più di vent’anni di distanza, l’attualità di quelle istanze, l’acuirsi di quei problemi, l’esigenza di rendere quel ‘mondo possibile’ assolutamente ‘necessario’. Questo il percorso affrontato da Lorenzo Guadagnucci, nei giorni scorsi a Ficarolo, in occasione della presentazione del libro ‘L’eclisse della democrazia’, scritto a quattro mani con Vittorio Agnoletto. L’iniziativa promossa da ‘Polesine Progressista’ con il sostegno della sezione dell’Anpi. Sollecitato dalle riflessioni di Giulia Michelini, docente di Storia e Filosofia, Lorenzo Guadagnucci, giornalista de ‘Il Resto del Carlino’ e, suo malgrado, testimone diretto delle violenze subite da 93 donne e uomini all’interno della Diaz, ha riportato all’attenzione dei presenti, attraverso un viaggio a ritroso nel tempo, tra delusioni e speranze, processi e sentenze, lotte e battaglie giudiziarie, omertà, depistaggi. "Perché – dice Michelini – le idee sono pericolose, perché parlare e discutere di ‘un altro mondo possibile’ metteva in discussione lo stato delle cose e ancora oggi, a più di vent’anni da quell’esperienza, sembra che l’unico risultato sia stato immunizzare il mondo non da un pericoloso virus ma da idee evidentemente molto più pericolose di un virus. E allora – ha sottolineato in chiusura di serata – quanto le vicende di Genova 2001 e delle vicende successive che abbiamo ricordato, impediscono a tutt’oggi o hanno impedito finora il ripresentarsi di un movimento in grado di, come viene presentato nel libro, costituirsi e ripresentarsi come nuova soggettività". "A Genova – dice Guadagnucci – erano tantissime le persone che non avevano esperienza di militanza politica alle spalle. Era un inizio, tantissimi giovani ma anche non giovani che a Genova si sentivano parte di un movimento politico grande. Trovarsi in un conflitto così grande, con le istituzioni, con le forze di polizia, provare spavento fisico perché, che io sappia, nessuno, anche senza passare per la Diaz o Bolzaneto, è tornato da Genova tranquillo. Tutti hanno avuto paura. Chiunque sia stato il 21 luglio a Genova è rimasto sconvolto da quello che ha visto, dall’aggressività, la paura della polizia, gli elicotteri che tiravano i lacrimogeni dall’alto. Credo sia altrettanto importante e grave il fatto che questa criminalizzazione preventiva, che sostanzialmente è quello che è avvenuto, tu che proponi un movimento politico e io ti affronto dicendo che tu sei una minaccia perché così è stata preparata Genova, con l’aspettativa di violenza da parte dei manifestanti e una risposta organizzativa adeguata a quel tipo di minaccia che si paventava. E’ stato così possibile liquidare un pacchetto, il movimento, il suo modo di agire ma anche le sue idee e le sue proposte". Genova 2001, comunque la si pensi, un momento buio per la democrazia.

Sandro Partesani