Importazioni di grano dal Canada. Un duro colpo per il Polesine

Il presidente di Coldiretti Salvan: "Occorre difendere e promuovere le imprese nazionali. I nostri prodotti sono più sani"

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Allarme anche in Polesine per l’aumento delle importazioni di grano dal Canada. "Per quanto riguarda il grano duro quest’anno le produzioni, nonostante la primavera fosse partita con preoccupazione perché non ha piovuto per 100 giorni, e nonostante sia sia resa necessaria l’irrigazione artificiale, cosa che per il grano non si pensa neanche di fare, i risultati sono quelli di un’annata piuttosto positiva sia in termini di rese che di prodotto, assenza di funghi e tossine, peso specifico – dice Carlo Salvan, presidente di Coldiretti –. È una di quelle colture che ultimamente aveva preso piuttosto piede anche in alternativa al mais". In questo 2020 è raddoppiato l’arrivo di grano canadese in Italia: è l’analisi di Coldiretti sugli effetti del Ceta, l’accordo economico e commerciale di libero scambio tra Ue e Canada entrato in vigore in via provvisoria dal 21 settembre 2017, ma mai ratificato dal Parlamento italiano. Gli arrivi sono cresciuti del 96 per cento – secondo quanto riferisce l’associazione di agricoltori – nei primi sette mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel frattempo, è aumentato il consumo di pasta per gli italiani, con un vero boom della pasta di grano 100 per 100 made in Italy che nei primi sei mesi dell’anno sono aumentati del 29 per cento e rappresentano ormai un quinto della pasta totale venduta nei supermercati, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat. "La produzione polesana di quest’anno, tra l’altro, è stata buona e ha dimostrato la capacità dei nostri agricoltori di produrre grani adatti all’industria alimentare – commenta il presidente provinciale Carlo Salvan –. Per contro, i dati dimostrano che c’è tantissimo grano in entrata da altri Paesi e da tempo, come Coldiretti, denunciamo questa concorrenza sleale, perché pesa sulla quotazione del nostro grano". "Occorre difendere e promuovere le realtà produttive nazionali – prosegue Salvan – in una situazione in cui negli ultimi dieci anni è scomparso in Italia un campo di grano su cinque con la perdita di posti di lavoro e il rischio concreto della desertificazione, che lascia il campo libero al degrado e al dissesto idrogeologico. Sono oltre trecentomila aziende agricole nazionali che, con enormi difficoltà e spesso in aree interne, continuano a coltivare il grano in Italia dove matura grazie al sole, e non per effetto di sostanze chimiche accusate peraltro di essere cancerogene, come accade per quello canadese. Introducendo questo prodotto nei nostri mercati interni in maniera indiscriminata si minaccia la salute dei cittadini". "La presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy ma negli accordi di libero scambio va garantita reciprocità delle regole e salvaguardata l’efficacia delle barriere non tariffarie perché non è possibile agevolare l’importazione di prodotti ottenuti secondo modalità vietate in Italia" ha affermato il presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che "occorre lavorare per una profonda revisione dell’accordo che tuteli il made in Italy dalla concorrenza sleale e garantisca ai consumatori la sicurezza alimentare".

Tommaso Moretto