Rovigo, rilevatore Istat scambiato per truffatore

Lo sfogo del giovane incaricato di effettuare il censimento: "Avevo chiamato e proprio il capofamiglia mi aveva dato l’appuntamento"

Rilevatore Istat

Rilevatore Istat

Rovigo, 4 novembre 2019 -  L’altra faccia della truffa. Sono all’ordine del giorno le notizie di cronaca che parlano di anziani che aprono la porta a soggetti che si spacciano per sedicenti tecnici o addetti alle rilevazioni e poi vengono derubati, ma questa volta è accaduto proprio l’opposto. Giovedì scorso erano circa le le 18,30 quando G.C., 20 anni, rilevatore statistico, incaricato dal Comune di Rovigo di svolgere svolgere il censimento della popolazione e delle abitazioni organizzato dall’Istat, si è recato su appuntamento dalla una famiglia. Nulla di strano, fin qui, se non che alla fine sono stati chiamati i carabinieri e la polizia.

«Mi ero recato - racconta il rilevatore statistico - dalla famiglia per fare il mio lavoro: censire famiglie e abitazioni. Il signore stesso mi aveva dato appuntamento alle 18,30, in quanto prima si trovava al lavoro. Al mio arrivo però il capofamiglia, prima di farmi entrare dal cancello, mi chiede tesserino e documento di riconoscimento: io gli mostro il mio tesserino marchiato Istat e Comune di Rovigo, che mi incarica di svolgere il censimento, e la carta d’identità. Il signore a quel punto, con una scusa, rientra in casa, mi fa attendere cinque minuti, e poi mi fa entrare dal cancello ma non nell’abitazione, facendomi invece accomodare in giardino nonostante il freddo».

Iniziato il censimento, con la lista dei componenti della famiglia, il signore mi ha fornito un codice fiscale falso – racconta il rilevatore statistico –. Mentre stavo inserendo i dati è arrivata la polizia, la quale ha controllato nuovamente tutta la documentazione mandando foto al comando. I due agenti erano stupiti dell’orario (19 circa), così ho replicato che era stato il capofamiglia a dirmi di presentarmi a quell’ora. Appurato che sono una persona onesta che cerca solo di svolgere il proprio lavoro i due agenti se ne sono andati e ho potuto censire la famiglia».

Vicenda chiarita, insomma, ma l’amarezza resta tanto che il rilevatore ha deciso di raccontare questa sua esperienza che lo ha lasciato «profondamente deluso. Nei cinque minuti in cui il signore mi ha lasciato fuori al freddo, nonostante gli avessi mostrato tesserino e documento di riconoscimento, ha chiamato i carabinieri, i quali poi gli hanno passato la polizia, che in pochi minuti è arrivata a casa. Il clima di sospetto e di paura che si respira in città,alla fine, danneggia anche chi cerca di fare il proprio mestiere, in particolare quello della rilevazione ai fini del censimento che è un obbligo di legge».