Scuola Rovigo, al via i test sierologici. "Professori anziani, alto rischio tra i banchi"

Conto alla rovescia per l’inizio delle lezioni, forti le ansie per i docenti. I sindacati: "Il governo doveva muoversi molto prima"

 Pieralberto Colombo, segretario della Cgil

Pieralberto Colombo, segretario della Cgil

Rovigo, 24 agosto 2020 - Oggi inizia la campagna di screening tra il personale docente e non docente di tutti gli istituti d’istruzione (dall’infanzia alle superiori, compresi gli istituti professionali). Nel Veneto, i test interessano 96mila persone. L’adesione è su base volontaria e prevede un esame sierologico tramite test “pungi dito”, chiamato anche “saponetta”. In caso di positività sarà necessaria la conferma con il tampone molecolare che sarà a carico dell’Usl. L’Usl 5 ha distribuito i test sierologici ai medici di medicina generale. Il personale scolastico che aderirà alla campagna effettuerà un test sierologico i cui modi e tempi saranno concordati contattando il medico. Il personale scolastico, assistito da un medico che non aderisce alla campagna di screening o che ne risulta temporaneamente sprovvisto, può, per l’esecuzione del test, rivolgersi ai punti ad accesso dell’Usl 5. Al personale che entrerà in servizio dopo l’inizio dell’anno scolastico, i test verranno effettuati prima dell’inizio effettivo di attività didattica.

 

Entrate separate, mascherine, controllo della febbre, distanze tra i banchi. Mancano poco più di tre settimane all’inizio della scuola e crescono i timori tra i docenti. Emergono diverse difficoltà, a partire dall’elevata età media dei prof per arrivare al problema delle mascherine. I dpi sono necessari per diminuire il rischio contagio, ma rendono difficile parlare per ore. C’è poi il problema delle materne e delle elementari, dove a causa del contatto stretto con i bambini il rischio per il personale è più alto.

 

"Tutti vogliano che si torni a scuola – dichiara Pieralberto Colombo, segretario della Cgil –, ma non bisogna commettere gli errori che sono successi in quei settori che hanno già ripreso a lavorare. La salute dei lavoratori è la salute di tutti, soprattutto a scuola dove ci sono anche bambini e famiglie. Gli istituti sono luoghi a rischio promiscuità, soprattutto se pensiamo a infanzia ed elementari. Il governo si sarebbe dovuto muovere prima". "Il ministro dell’istruzione ha sbagliato ad attaccare i sindacati – afferma Samuel Scavazzin, segretario della Cisl –. E’ vergognoso scaricare sui lavoratori le mancanze del governo. E’ stato siglato il protocollo per la sicurezza a scuola ai tempi del Covid, l’istruzione è stato l’ultimo settore a essere normato per questo aspetto. La diffusione del contagio non guarda in faccia nessuno, lavoratori, studenti e famiglie sono tutti a rischio. Occorre fare tamponi per individuare e isolare prima possibile chi è positivo".

 

"L’impegno profuso negli ultimi mesi – dice Bertilla Gregnanin della Uil – è stato intenso ma, alla fine, molto poco si è ottenuto. Per quanto riguarda gli alunni è stato fatto molto durante l’estate: la riduzione del numero di studenti in classe, il distanziamento di un metro e l’aumento del personale. Ci sono delle sfaccettature che ci fanno preoccupare. Ad esempio si potrà fare il test sierologico, ma non è stato specificato nulla per i tanti docenti sopra i 60 anni. Soprattutto nella scuola materna abbiamo a che fare con i problemi di salute dei bamb ini, raffreddori e bronchiti sono all’ordine del giorno. Dovrebbe esserci l’obbligo della mascherina, ma non sarebbe possibile insegnare. L’ideale sarebbe avere aule grandi, dotate di lavandino e sapone per lavarsi le mani. L’ingresso a scuola non è sicuro, anche perché sono i genitori a misurare la febbre al mattino non gli istituti".