Rovigo, vaccini. Un centinaio di irriducibili

In provincia sono pochi i bambini e ragazzi che non si sono ancora adeguati alla legge

La conferenza stampa sul tema vaccini (Foto Donzelli)

La conferenza stampa sul tema vaccini (Foto Donzelli)

Rovigo, 16 marzo 2018 - Gli  «irriducibili» sono 98. A definirli così è l’azienda sanitaria locale, Ulss5, che ieri ha comunicato i dati sulla copertura vaccinale in provincia. Sono dunque 98 i bambini e i ragazzini di età inferiore a 17 anni i cui genitori hanno manifestato chiaramente la volontà di non procedere con le vaccinazioni rese obbligatorie del decreto che porta il nome del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Si tratta delle vaccinazioni contro poliomelite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, morbillo, rosolia, parotite e varicella (l’obbligatorietà per le ultime quattro è soggetta a revisione ogni tre anni in base ai dati epidemiologici e delle coperture vaccinali raggiunte). Dunque le famiglie cosiddette «no vax» che hanno figli fino a 16 anni in provincia di Rovigo, secondo l’Ulss, sono un centinaio. Cioè lo 0,3 per cento.

Perché i bambini da 0 a 6 anni sarebbero poco più di 10 mila mentre quelli tra 7 e 16 circa 17 mila. Metà degli «irriducibili» hanno un’età compresa tra 0 e 6 anni e sono quelli che rischiano la sospensione dall’asilo come sanzione che, stando alla normativa, è il dirigente scolastico a dover irrogare. Ieri mattina, alla cittadella socio sanitaria, hanno affrontato l’argomento il direttore generale dell’Ulss5 Antonio Compostella, Paola Ziggiotto dell’ufficio scolastico provinciale, il vice sindaco di Rovigo Susanna Garbo, il commissario del comune di Adria e vice prefetto Carmine Fruncillo, il presidente della conferenza dei sindaci del Medio e Alto Polesine, Antonio Bombonato (sindaco di Costa) e i due medici dirigenti Ulss competenti: Giovanna Casale e Margherita Bellè.

«Le coperture nella nostra azienda superano il 95 per cento dei nati», ha spiegato Margherità Bellè. «Abbiamo cercato di semplificare al massimo le nostre procedure nei confronti di genitori e bambini. Questo approccio ha pagato», ha detto Compostella che poi ha fornito alcune scadenze importanti. C’era tempo fino al 10 marzo per vaccinare i figli. Entro martedì le scuole devono scrivere alle famiglie non in regola affinché producano la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione oppure l’esonero. Entro il 30 aprile le scuole dovrebbero relazionare all’Ulss sullo stato di fatto. Chi non ha già vaccinato i figli ha già un appuntamento per procedere con la vaccinazione. Le famiglie possono disdire l’appuntamento per malattia del bambino ma serve una certificazione che comprovi una patologia che controindichi la vaccinazione. Oppure documentando un impegno di lavoro che impedisce loro di accompagnare il minore. Ma saranno accettati soltanto due differimenti, non di più. A quel punto dovrebbero scattare le sanzioni e sono i dirigenti scolastici ad essere costretti ad irrogarle. Fino ai sei anni c’è la sospensione e la multa. Nell’età dell’istruzione obbligatoria solamente la multa che va dai 150 ai 500 euro. Soltanto in caso di epidemie l’alunno non vaccinato sarà costretto a non frequentare.