La ricostruzione delle altre chiese. Dal sisma a oggi, tanti lavori da fare

Lunga la lista di chi aspetta, tutto fermo in attesa di firme e autorizzazioni. Dalla città alla provincia .

La ricostruzione delle altre chiese. Dal sisma a oggi, tanti lavori da fare

La ricostruzione delle altre chiese. Dal sisma a oggi, tanti lavori da fare

Possibile che a quasi 12 anni dal terremoto (20 e 29 maggio 2012), che in pochi secondi si è portato via esistenze, storia e un pizzico di futuro, la ricostruzione dei luoghi di culto non sia ancora terminata? Che non si trovino aziende, che le gare d’appalto vadano deserte o che in molti casi si sia ancora in attesa di pareri di Regione e Sovrintendenza? Ebbene sì. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: da Ferrara a larga parte della provincia. Da Santa Maria in Vado, fino alle chiese di Sant’Egidio, Saletta e Tamara solo per citarne alcune. Di lavoro ne è stato fatto ma, spiegano dalla Curia, "tanto è ancora da fare". Pecrhé uno dei grossi inghippi è che "l’Ufficio tecnico lavora solamente con i fondi della Regione e gli stessi sono legati alle tempistiche burocratiche di approvazione delle opere di ricostruzione". Un esempio è dato dalla chiesa di Cona dove da mesi il parere di viale Aldo Moro, sede del palazzo del governatore dell’Emilia Romagna, è pronto ma resta in sospeso in attesa di quello della Sovrintendenza. E i motivi dei ritardi sono gli stessi che troviamo in ogni settore del Belpaese: poco personale, gente in ferie, urgenze dell’ultimo minuto, eventi drammatici dell’ultima ora – l’alluvione, le grandinate o le trombe d’aria recenti – che ragionevolmente passano davanti a tutto. E così il terremoto ha smesso di essere un’urgenza. Dunque, a che punto siamo?

Detto ampiamente in queste pagine della Cattedrale, circa 1.7 milioni sono stati spesi per la sistemazione della chiesa parrocchiale di San Benedetto Abate mentre 1.3 per Santo Spirito. Passando all’hinterland, 522mila euro sono stati utilizzati per la chiesa di San Bartolomeo – ora pure alle prese con infiltrazioni di acqua per le rotture provocate dalla grandinata dell’estate scorsa –, 288mila per chiesa e campanile di Gaibanella, 139mila per l’edificio dedicato alla Natività di Cassana, 175mila per Cocomaro di Focomorto e la chiesa di San Nicolò. Sono invece 14 gli edifici tuttora in fase di lavorazione – 35 invece quelli conclusi – dove spiccano i tre milioni a bilancio per la chiesa di Porotto, i 2.2 del convento (ex chiostro) di Santa Maria in Vado, i 2.1 milioni per la chiesa di San Giovanni Battista con il campanile di Denore e l’1.6 milioni per la sistemazione di Sant’Antonio Abate di via Cavedone. Seguono le chiese di Mizzana, Madonna Boschi, Gaibana, Stellata e Vigarano Mainarda, oltre alla scuola materna di Porotto, San Gregorio in via Cammello e San Giuliano in piazza Repubblica.

Ancora in lista d’attesa compaiono la chiesa del Sacro Cuore di piazza Garibaldi, quella dell’Addolorata, chiesa e convento di Santa Monica in via Montebello, Santa Maria in Vado (il convento invece sta per essere terminato), San Girolamo in via Savonarola, San Maurelio in Biagio Rossetti, Sant’Agnese in via del Carbone, la chiesa delle Stimmate di San Francesco in via Palestro. Stessa sorte, in provincia, sta toccando alla Natività di Maria Vergine di Settepolesine, alla chiesa di San Giovanni Battista con campanile di Cona e quella di Sant’Egidio, poi ecco gli edifici di Spinazzino del Sacro Cuore di Gesù, di San Giacomo Maggiore a Marrara, di San Michele e San Giovanni rispettivamente a Saletta e Tamara. Non è però finita qui.

Se il terremoto ha creato catastrofi, la tromba d’aria dell’agosto 2022 e la grandinata del luglio 2023 hanno gettato lacrime su lacrime. Caso eclatante quello della chiesa di Ospitale di Bondeno, dedicato alla Madonna della Pioppa, con la copertura spazzata via dal fortunale del 17 agosto di due anni fa. L’edificio aveva riaperto da poco. Chiuso, infine, il corposo complesso di lavori alla chiesa della Conversione di San Paolo, fra le più antiche di Ferrara.