Parla Vittorio Giardino: "Città colta e solidale è sempre stata ’pop’. E ci si vive ancora bene"

Il maestro bolognese del fumetto spiega la ’fascinazione’ di Bologna "Perché molti artisti vengono per studiare poi restano nel capoluogo?. La più antica università, una buona sanità e tante librerie specializzate".

Parla Vittorio Giardino: "Città colta e solidale è sempre stata ’pop’. E ci si vive ancora bene"

Parla Vittorio Giardino: "Città colta e solidale è sempre stata ’pop’. E ci si vive ancora bene"

di Andrea Bonzi

"Il prestigio dell’università più antica del mondo, un tessuto di librerie e di luoghi di aggregazione – come cinema, teatri e piccoli musei – e, ancora, la capacità di declinare la cultura ’alta’ in chiave popolare, rendendola fruibile da tutti". Vittorio Giardino, maestro riconosciuto della Nona Arte a livello internazionale, ideatore di personaggi memorabili come Sam Pezzo, Max Fridman e Jonas Fink, sintetizza così alcune ragione che fanno di Bologna, dagli anni Settanta a oggi, un polo di attrazione per artisti, disegnatori e scrittori.

Giardino, come lei tanti artisti - fumettisti ma non solo - hanno scelto la nostra città per vivere. Come mai?

"Io, pur venendo da una famiglia non bolognese, sono nato e cresciuto qui. Ma conosco una quantità di scrittori, disegnatori, autori che sono ormai bolognesi di adozione. Devo riconoscere che la nostra città ha un fascino segreto e misterioso: non è Firenze, non è Venezia, non ha monumenti eclatanti famosi in tutto il mondo. E nella sua storia, salvo per un breve periodo nel Medioevo, non è mai stata una capitale".

Eppure?

"Eppure continua ad attrarre tante persone e, novità degli ultimi anni, moltissimi turisti"

Quali particolarità ha individuato?

"Innanzitutto, ci sono distanze e tempi di trasporto ridotti. Poi, c’è l’università più antica del mondo. Io ho visto la nascita del Dams, allora era una novità assoluta, un corso che attraeva studenti da tutta Italia. Però chi studia Architettura a Firenze o a Venezia, di solito torna indietro o va all’estero. A Bologna, invece, la gente tende a fermarsi. Come mai? Non lo so".

Come trova la qualità della vita nella nostra città? anche quest’anno il Sole 24 Ore la pone sul podio...

"Qui si vive bene, le ragioni sono diverse, non so quali decisive. A Bologna, in generale in Emilia-Romagna, per la verità, c’è una lunga tradizione di solidarietà sociale. Le faccio un esempio: un anno fa ho avuto un brutto incidente in auto, per fortuna senza grosse conseguenze. Io e l’altra guidatrice eravamo un po’ sotto shock. Dopo due minuti si ferma un’auto. Scende un volontario del 118 e si offre di chiamare vigili e ambulanza. Magari questo tipo di solidarietà è un po’ calata negli anni, ma qui resiste abbastanza. E poi c’è la sanità pubblica: tutto sommato, funziona bene, e credo che i nostri medici, gli specialisti, i luminari siano orgogliosi di fare parte del Servizio sanitario nazionale. Questo non accade dappertutto in Italia"

Come è cambiata Bologna?

"Il segno distintivo degli ultimi anni è sicuramente il boom del turismo, che ha visto moltiplicarsi i punti di ristoro a scapito, ahimè, dei negozi specializzati, che già soffrono la concorrenza delle grandi catene. Penso alla cartoleria Palombo, frequentata da Carducci, all’antica mesticheria Fossi di piazza Galvani, ma sono solo esempi legati alle mie esigenze lavorative. Uno dopo l’altro stanno cedendo tutti, vorrei che l’amministrazione aiutasse chi li gestisce. Il giorno che dovesse chiudere la Drogheria della Pioggia, dove vado a comprare le caramelle? (ride, ndr). Di contro, ho visto che hanno aperto diverse librerie specializzate, un fenomeno molto bolognese".

Ha visto la questione della Garisenda a rischio crollo? Che ne pensa?

"Mi pare che far passare dei bus molto pesanti così vicino alla Torre non abbia giovato. Può essere l’occasione per ripensare i trasporti, con navette più agili, e magari spingere sulla pedonalizzazione, anche se mi rendo conto che interdire al traffico quello snodo ’spezza’ in due la città, che è a pianta romana". Un altro degli asset principali di Bologna è la Cineteca. Ha visto il Modernissimo?

"La Cineteca è una grande istituzione, e, anche se non l’ho ancora visto dal vivo, il Modernissimo mi sembra davvero bello. La caratteristica che apprezzo, e che trovo molto in linea con il sentire bolognese, sono proprio queste iniziative popolari – penso ad esempio al cinema in piazza Maggiore – che incoraggiano la partecipazione del pubblico e non solo degli addetti ai lavori. Questo tratto distintivo deriva secondo me anche dalla presenza di alcuni intellettuali illuminati".

A chi sta pensando?

"Penso al sodalizio Roberto Roversi-Lucio Dalla nella musica e all’intraprendenza di Luigi Bernardi nel fumetto e nel romanzo noir. Tutte persone che sapevano contaminare cultura ’alta’ e popolare, e avevano una grande curiosità. Bernardi ha fondato per pura passione diverse case editrici, anche il mio esordio avvenne in una sua pubblicazione: era pronto a scommettere sui giovani, non faceva distinzione fra cultura ’alta’ e ’bassa’, in un’epoca in cui occuparsi di fumetto e romanzo noir voleva dire sporcarsi le mani. Persone uniche che hanno lasciato un segno in città".