Anffas, l’assistenza è un gioco di squadra

L’impegno della sigla nazionale per le famiglie con disabili favorisce il benessere della persona tra laboratori di cucina, teatro e sport

Anffas, l’assistenza è un gioco di squadra

Anffas, l’assistenza è un gioco di squadra

di Stefano Fogliani

L’esperienza, accumulata negli anni, non manca, l’entusiasmo nemmeno. Anffas, associazione nazionale famiglie di disabili intellettivi eo relazionali è nata più di 60 anni fa (venne fondata nel 1958) e la sua ‘costola’ sassolese si impegna da sempre nel realizzare attività di diverso genere per sostenere l’autodeterminazione delle persone con disabilità anche nelle scelte legate all’attività di tempo libero, con l’obiettivo di accrescere le abilità comunicative, sociali e relazionali ed il benessere della persona.

Nata dall’esperienza comune di genitori con figli portatori di disabilità psichica, l’associazione svolge, a Sassuolo, diverse attività, il cui denominatore comune è appunto quel benessere che nasce dall’autodeterminazione.

Spaziano, le attività di Anffas Sassuolo, dai numerosi laboratori che coinvolgono gli utenti, fino agli eventi estivi che vedono spesso l’associazione animare le giornate del Parco Vistarino.

Dall’Altra Bottega, il progetto di collaborazione con il servizio di inserimento lavorativo che promuove una partecipazione attiva sul territorio, fino ai laboratori di cucina, di teatro, di musica; l’attività di Anffas, che tra i tanti laboratori ne ha anche uno radiofonico, ‘Lei non sa che sogno io’, valorizza i talenti di ognuno e le passioni.

Anche nello sport, "perché l’attività fisica – spiega la coordinatrice Anffas Federica Gorzanelli – è qualcosa che oltrepassa i confini del campo di gioco e arriva nella quotidianità delle persone, influenzandola in maniera decisa, soprattutto per le persone con disabilità intellettiva e del neuro sviluppo".

Socializzazione e confronto, lo scoprirsi parte integrante di un gruppo: i plus dell’attività sportiva, anche per i disabili, sono fattori che vale la pena capitalizzare, ed ecco allora l’idea di farlo galoppare, questo plus. Come? Con, fuori di metafora, i ’Cavalli’, la squadra di basket che partecipa ad un campionato Csi e dalla quale è nata un’ulteriore rappresentativa, "che stiamo valutando – dice Gorzanelli – di iscrivere ad un altro campionato.

Vedremo, ma certo l’idea di aggiungere l’attività sportiva a quella associativa si è rivelata, fin qua, vincente".

Quello sviluppo delle autonomie promosso attraverso le attività dell’associazione, in effetti, con lo sport ha mosso passi importanti in più.

C’è chi gioca, c’è chi tifa, "e più in generale – spiega Elena Gualandri, educatrice e allenatrice che insieme a Marcello Micheloni segue ’I Cavalli’ – ci si sente tutti parte di una squadra, di una famiglia che accoglie, condivide sogni e preoccupazioni e cresce insieme".

Lo sport, e il basket in particolare, non è più solo gioco e svago, "ma anche e soprattutto un modello di valori e una pratica da declinare nella quotidianità di ognuno. Impegno, costanza, passione e disciplina sono chiavi che aprono moltissime porte, abbattono barriere e soprattutto danno obiettivi concreti cui mirare, in modo da lavorare anche sulla gestione delle emozioni positive e negative derivate da una vittoria piuttosto che da una sconfitta".

Una metafora della vita, o meglio di tante vite che Anffas segue, passo passo, per renderle migliori: si tratti di realizzare i manufatti per l’Altra bottega o di gestire il chiosco estivo al parco Vistarino, di andare in radio e raccontare ‘che sogno io’ o, appunto, di seguire laboratori teatrali e musicali o ancora di andare a canestro con i ‘Cavalli’. Anche in questo caso, fuor di metafora…