Innovazione e tradizione "Imprese resilienti, che creano valore economico e sociale"

L’analisi di Paolo Cirelli, segretario provinciale di Confartigianato "Lo sviluppo degli artigiani non marginalizza le persone, l’industrialismo sì". Il caro bollette è costato 117 milioni in più alla micro e piccole imprese. .

Innovazione e tradizione  "Imprese resilienti,  che creano valore  economico e sociale"

Innovazione e tradizione "Imprese resilienti, che creano valore economico e sociale"

di Marco Principini

Paolo Cirelli, segretario provinciale di Confartigianato. È calcolabile l’impatto del caro bollette sulle imprese artigiane ferraresi, nel corso dello scorso anno?

"Sì, il nostro centro studi ha recentemente elaborato un report molto preciso: le micro e piccole imprese ferraresi (quelle che hanno un numero di addetti inferiore alle 50 unità), hanno pagato 117 milioni in più rispetto all’anno precedente. La scure energetica ha colpito tutte le imprese, ma le micro e piccole, che compongono il 99% del tessuto produttivo provinciale, ne hanno senz’altro risentito maggiormente. Circa trentamila attività produttive su tutto il territorio provinciale. Ora la situazione, anche grazie ai provvedimenti assunti a livello nazionale, si sta normalizzando, ma i prezzi delle forniture rimangono sempre piuttosto alti".

La manifattura resta uno dei settori in cui, comunque, le aziende sono riuscite a essere più resilienti, superando i riverberi della pandemia e tutti gli effetti del conflitto in Ucraina. Cosa distingue le imprese artigiane dalle altre?

"La resilienza è connaturata nell’impresa artigiana. I nostri imprenditori, nel corso di questi anni, hanno dimostrato una forte capacità di resistere agli sconvolgimenti del mercato, alle restrizioni determinate dalla pandemia e dall’ingiustificata impennata sui prezzi delle materie prime. Gli artigiani riescono a coniugare tradizione e innovazione. Sono quelli che interpretano il cambiamento, ma al contempo conservano i mestieri più antichi. Queste sono le caratteristiche peculiari dei nostri imprenditori".

A livello nazionale, qual è il peso delle imprese artigiane sul tessuto produttivo?

"Le imprese artigiane rappresentano il cuore del made in Italy: sono 4,4 milioni tra artigiani e di piccole imprese, con 10,9 milioni di addetti, senza i quali l’Italia non sarebbe il secondo maggior Paese manifatturiero in Europa e leader globale nei settori di eccellenza (agroalimentare, moda, legno-arredo e meccanica). Per questo Confartigianato chiede, specie per bocca del presidente Marco Granelli, che questo patrimonio di imprese e di occupazione, che esprime innovazione, sostenibilità, presidio sociale delle comunità territoriali, venga sostenuto con misure strutturali su diversi fronti".

Spesso l’artigianato perde appeal tra le giovani generazioni. Come se lo spiega?

"Ci sono diversi ordini di problemi. Il primo è legato alla formazione, tema a noi molto caro. Spesso non c’è un’adeguata formazione tra i ragazzi e l’orientamento verso il mondo del lavoro dopo il ciclo di istruzioni superiori è piuttosto lacunoso. Forse anche noi dovremmo saper meglio spiegare quali sono gli aspetti più attrattivi di un grande numero di professioni che sa reinventarsi e innovarsi. Probabilmente l’artigianato è anche inquadrato attraverso stereotipi che non corrispondono alla realtà. C’è senz’altro da investire sulla formazione per rendere il nostro mondo sempre più a misura delle giovani generazioni".

Il suo discorso sembra anche orientato a sopperire una mancanza di manodopera che le aziende stanno manifestando ormai da mesi.

"La mancanza è un problema reale e, a tratti, drammatico. Non solo mancano figure professionali preparate, ma anche persone disposte a intraprende un percorso formativo dall’inizio. Oltre a questo, l’innesto di nuove forze nel comparto artigiano è funzionale a preservare il ‘pil sociale’ che le imprese artigiane generano".

A cosa fa riferimento?

"Nell’ultimo rapporto Censis si evince chiaramente che le imprese artigiane creano valore economico e sociale, poiché praticano nel concreto sostenibilità e innovazione tecnologica, operano come attori vitali delle comunità, creano occupazione di qualità, promuovono coesione e inclusione sociale, contribuendo così al benessere collettivo. Già oggi le imprese artigiane sperimentano una concezione della crescita economica marcata da elevata socialità. Lo sviluppo segnato dalle piccole imprese artigiane è altro rispetto all’industrialismo che inquina e marginalizza le persone, come dal primato della finanza, i cui effetti si abbattono sulle comunità desertificandole. Sono questi elementi che ci permettono di conservare la nostra identità. E che vanno assolutamente difesi e preservati".

Arriviamo a un tema di strettissima attualità. Sono state non poche le riserve espresse da Confartigianato sul decreto che ha bloccato la cessione dei crediti legati ai bonus edilizi. Ora pare che le interlocuzioni col governo siano avviate, ma le imprese chiedono una netta inversione di rotta.

"Il blocco immediato alla cessione dei crediti, se non dovesse essere modificato, nella nostra provincia rischia di mettere a repentaglio 760 posti di lavoro, fra costruzioni e indotto. Un numero tutt’altro che irrilevante se rapportato al totale degli addetti. Il calcolo elaborato dalla nostra associazione tiene in considerazione i riverberi sulle micro e piccole aziende. Ossia le imprese artigiane fine a cinquanta dipendenti. Sul territorio, il settore conta 2.695 imprese del comparto edile, per un totale di 4.552 lavoratori diretti. Auspichiamo nei correttivi suggeriti anche da Confartigianato a livello nazionale. Queste potenziali perdite, soprattutto un territorio fragile come il nostro, non può davvero sopportarle".