"L’export è un punto di forza italiano. Grazie anche alle Pmi"

L'export italiano si conferma solido, trainato da Pmi e settori diversificati. Strategie di adattamento e supporto statali cruciali per affrontare le turbolenze globali.

di Marco Principini

Da sempre l’export è un punto di forza delle imprese italiane. Giuseppe Ermocida, partner di PwC, analizza lo scenario attuale, non esente da turbolenze.

Ermocida, qual è la situazione?

"L’Italia detiene una quota di mercato nel commercio globale molto rilevante: il 2,7% dell’export globale, share che fa del Bel Paese il settimo maggiore esportatore al mondo".

Quali sono i punti di forza?

"Il sistema Paese vanta una forte presenza sui mercati internazionali, sia per l’importanza strategica delle nostre imprese nelle catene globali del valore, sia per la qualità dei nostri prodotti e la forte componente innovativa e tecnologica".

I settori più presenti?

"Da sempre i comparti della moda, dell’arredamento, dell’automazione e dell’alimentare hanno ricoperto un ruolo da protagonisti nei mercati internazionali. La pandemia e il conflitto in Ucraina hanno mostrato come la forte diversificazione dell’export italiano sia uno dei punti di forza del Paese, permettendo ad alcuni settori di eccellere quando altri sono stati impattati più duramente".

Esportano solo i grandi?

"No. Un altro elemento di grande importanza è la struttura produttiva del Paese e la propensione all’export delle Pmi italiane, rispetto ai principali competitor europei. Il 55,4% dell’export italiano nel 2021 è stato prodotto da Pmi. Infatti, durante la pandemia e la guerra in Ucraina, le Pmi hanno dimostrato flessibilità e capacità di adattamento rispetto ai grandi gruppi industriali esposti su più settori e su più mercati".

Come si è risposto?

"E’ stato necessario un ripensamento dei modelli di supply chain management. Sono diverse le strategie di risposta a cui si è fatto ricorso, tra cui i piani di re- o near- shoring che, accorciando le catene di fornitura, di fatto garantirebbe una maggiore rapidità nella consegna dell’output e una sensibile riduzione degli ostacoli che possono intervenire nel percorso".

I numeri più importanti?

"L’internazionalizzazione delle imprese italiane vale 1.734,6 miliardi di euro. Nel 2022 le risorse statali a supporto dei progetti di internazionalizzazione ammontano a 27,8 miliardi, risultato delle iniziative di Sace, Ice e Cdp. Gli operatori all’export hanno reagito durante e dopo la pandemia, facendo registrare all’Italia tassi di crescita dell’export più sostenuti di quelli di altre grandi economie comparabili. Dal 2019, il volume dell’export italiano è cresciuto del +12,1%".