Coop Alleanza 3.0: "Più prodotti a marchio per ridurre l’inflazione: ce lo chiedono i soci"

Mario Cifiello, presidente della cooperativa di grande distribuzione "Puntiamo a raggiungere il 40% di prodotti in ’private label’ a scaffale. Prezzi bassi per fare concorrenza ai discount, puntando sulla qualità".

Coop Alleanza 3.0: "Più prodotti a marchio per ridurre l’inflazione: ce lo chiedono i soci"

Coop Alleanza 3.0: "Più prodotti a marchio per ridurre l’inflazione: ce lo chiedono i soci"

Mario Cifiello, presidente di Coop Alleanza 3.0. Che anno è stato quello che si è appena chiuso?

"Nella sostanza un anno positivo. Chiuderemo il 2023 in utile, ed è un momento importante per una cooperativa come la nostra, che ha dovuto superare i marosi dell’inflazione e le difficoltà di una fusione importante e complessa".

Sul fronte inflattivo il 2024 però non lascia ben sperare.

"Le preoccupazioni rimangono notevoli. La migliore delle ipotesi prospettate vede consumi al dettaglio stagnanti, nonostante l’inflazione scenderà. E poi ci sono le condizioni esogene e imprevedibili. Negli ultimi anni, purtroppo, abbiamo affrontato ogni anno una grande crisi, dalla pandemia alle guerre".

Dunque come fare?

"Occorre alzare l’asticella della competitività".

Dia una ricetta.

"La prima cosa è agire sulla convenienza della nostra offerta, con investimenti importanti sul terreno dei prezzi al cliente, per agire direttamente sui prezzi a scaffale dei prodotti piuttosto che sulle offerte promozionali. La sfida è riuscirci, ovviamente, senza toccare la qualità. La seconda sfida è poi rafforzare il lavoro con le filiere agroalimentari dei nostri territori. Il terzo elemento è il rafforzamento della marca privata, per dare più forza ai prodotti a marchio Coop, senza con ciò innescare un processo antagonistico con le altre marche che proponiamo a scaffale".

Perché sono così importanti i prodotti a vostro marchio?

"Perché si tratta di un elemento identitario che ci caratterizza. Il prodotto a marchio Coop è presente solo da noi ed è sempre più scelto dai clienti. Puntiamo a un 40% di incidenza del marchio privato sul totale della nostra offerta, entrando per la prima volta nel settore dei primi prezzi, dove la sfida è quella con i prodotti da discount, ma con una differenza sostanziale che è data sulla qualità che siamo in grado di offrire".

Un onere importante, visto che non siete voi i produttori.

"È possibile farsene carico solo grazie ai rapporti consolidati che abbiamo con i nostri partner industriali e con i quali collaboriamo in tutte le fasi, dalla progettazione del prodotto ai controlli di qualità. L’obiettivo finale sarà essere presenti in verticale con i nostri prodotti in tutte le fasce di prodotto, dalla superpremium al primo prezzo, e in orizzontale occupandoci anche di segmenti di nicchia che finora non avevamo preso in considerazione".

Far pagare di meno, abbassando i costi, a fronte di costi che, invece sul fronte della produzione continuano a salire. Come ci riuscirete?

"Ci siamo già riusciti in questo ultimo anno, intanto, assorbendo l’inflazione per prendercene carico senza scaricarla sui clienti. Continueremo a farlo: lavoriamo da anni su un piano di contenimento dei nostri costi su tutti i livelli che passa dall’ottimizzazione dei processi, dalla razionalizzazione dei punti vendita, dal miglioramento della logistica e anche dalla riduzione dei costi delle risorse umane, ovviamente senza aver chiesto mai sacrifici ai lavoratori".

Dunque in che modo?

"Abbiamo sfruttato il turn-over e le uscite volontarie che non incidessero sui salari e non pesassero sui nostri dipendenti: a fronte di un migliaio di uscite ci sono stati 500 nuovi ingressi, e questo ha contribuito anche a ridare alla cooperativa nuova linfa e nuove energie, grazie ai tanti giovani entrati in squadra".

L’inflazione galoppante di cui parlava prima ha inciso anche sui consumi. Ne avete risentito?

"Sì, ma abbiamo reagito come sappiamo fare, con spirito cooperativo. La prima mossa è stata quella di allestire un paniere di 600 prodotti a prezzi calmierati da modificare a rotazione, realizzato anche e soprattutto seguendo le indicazioni e le necessità espresse dai nostri soci. È stato il nostro scudo anti-inflattivo, e ha funzionato".

Citava i soci. Sono ancora così presenti?

"Sono presenti e cruciali, lo dicono i numeri. In 49mila hanno risposto ai nostri questionari per indicarci i prodotti su cui sentivano maggiore necessità di risparmio. Li abbiamo ascoltati, ovviamente. I soci non sono normali clienti. Sono, di fatto, i nostri proprietari. È il motivo per cui continuiamo ad ascoltarli e a interpellarli su ogni scelta importante, attraverso le assemblee e i comitati di zona".

Quanti sono, in totale?

"Ci siamo sui 2 milioni e 2mila soci, considerato un naturale turn-over generazionale".

Da anni, parlando di grande distribuzione organizzata, ci si interroga sul modello di supermercato del futuro. Una volta era l’iper gigantesco. Oggi, invece?

"Oggi il modello vincente è quello dell’omnicanalità. Un sistema ibrido che prevede la vendita a domicilio, i piccoli negozi di prossimità e gli ipermercati che oggi sono tarati attorno ai 5-6mila metri quadrati. Quindi non più superfici gigantesche, come un tempo, ma luoghi più piccoli e più moderni per tipologia e differenziazione dell’offerta".