Un comparto garanzia . Più occupazione e volume d’affari. Ma frena la marginalità

Le 50 società del campione rappresentano il 10% delle Top500. Nelle ultime edizioni il settore è stato sinonimo di stabilità finanziaria.

Un comparto garanzia . Più occupazione e volume d’affari. Ma frena la marginalità

Un comparto garanzia . Più occupazione e volume d’affari. Ma frena la marginalità

di Carlo Bacchetta

e Gian Filippo Galletti

Il settore del commercio all’ingrosso nel 2022 conta 50 società (6 in meno rispetto alla precedente edizione e con due new entry assolute rispetto al 2021) rappresentando così una quota rilevante (10%) delle Top 500. È bene precisare che, come gli scorsi anni, si è provveduto ad escludere dal settore in esame, quelle società che rientrano all’interno degli altri specifici approfondimenti e che commercializzano prodotti agroalimentari, meccanici o tessili.

Il 2022 ha visto un forte incremento dei ricavi aggregati del settore in esame sia in termini nominali (+15,76%), che reali (+7,09% al netto dell’inflazione). Nonostante questa crescita, il peso relativo in termini di ricavi del commercio all’ingrosso all’interno delle Top 500 si è ridotto, passando dal 7,44% del 2021 al 6,82% nel 2022, così come rilevato anche nell’edizione dello scorso anno. Ciò è la conseguenza di una crescita dei ricavi aggregati del settore minore rispetto alla crescita del campione complessivo delle 500 aziende.

All’incremento comunque rilevante del volume d’affari, non si è sempre accompagnato un incremento dei margini lordi, difatti osserviamo una leggera riduzione del valore mediano del l’Ebitda (-5,19%) a cui si associa anche una lieve contrazione dell’Ebitda margin mediano (-0,47%, comunque superiore al dato del 2020). Il valore aggregato dell’Ebidta del settore tuttavia aumenta, evidenziando come le società di maggiori dimensioni abbiano sfruttato meglio gli incrementi di fatturato.

Il risultato operativo e l’utile netto sono incrementati rispetto all’anno precedente anche nei valori mediani, rispettivamente del 10,30% e del 16,17% in termini nominali e del 2,38% e del 8,72% in termini reali; nel complesso il 92% delle società del settore in esame ha un Ebit positivo e ha chiuso in utile (dato in flessione rispetto all’esercizio precedente).

Il settore si è sempre contraddistinto nelle ultime edizioni per la grande stabilità finanziaria: continua ad essere ottimo il valore mediano del grado di copertura degli oneri finanziari, pari al 0,26% dei ricavi nel 2022, anche se in aumento rispetto allo 0,18% dello scorso anno; migliora il valore mediano del rapporto di indebitamento che si attesta a 2.

Il valore mediano della redditività complessiva del capitale investito (ROI) è aumentato di quasi un punto percentuale, mentre rimane sostanzialmente invariata la marginalità operativa delle vendite (ROS +0,04%). In leggera diminuzione è invece la mediana del ROE (-0,87%). In controtendenza con il trend delle quattro precedenti edizioni, diminuisce pertanto la redditività degli azionisti del comparto, rimanendo comunque ad un livello maggiore rispetto a quello delle Top 500 (valore mediano del ROE: 9,73%, contro il 16,51% del settore in esame).

Infine, al contrario di quanto accaduto nella precedente edizione in cui si era registrato un calo, nel 2022 il numero complessivo dei dipendenti occupato dal settore è aumentato del 5,3%.

Le aziende del settore sono dunque cresciute anche nel 2022 sotto il profilo dei ricavi, continuando a prestare grande attenzione al rischio finanziario. Tuttavia, non tutte le aziende sono state parimenti in grado di sfruttare sotto il profilo economico l’aumento del volume d’affari, incrementando in modo proporzionale la generazione di flussi reddituali.