Ibrahimovic a Sanremo con Mihajlovic. L'amicizia nata dopo la testata

Stasera l’allenatore rossoblù e il bomber del Milan duettano sulle note di ‘Io vagabondo’. La storia di un rapporto vero tra due caratteri tosti

Ibrahimovic e Mihajlovic, immagini di un 'film' di successo

Ibrahimovic e Mihajlovic, immagini di un 'film' di successo

Bologna, 4 marzo 2021 – Se cresci sgomitando nell’anonimato del ghetto o se la guerra gela i ricordi dell’infanzia, anche i pensieri si fanno ruvidi, radicali, scomodi. E così le parole. Spesso risultano ostiche per chi, quelle esperienze, le ha conosciute soltanto dalla tv. Incomprensibili. Sinisa Mihajlovic e Zlatan Ibrahimovic, invece, si capiscono al volo. Prima si sono scontrati, poi incontrati. E stasera al Festival di Sanremo cantano la loro amicizia sulle note di ‘Io vagabondo’, capolavoro dei Nomadi del 1972.

In principio fu la testata

Loro, in fondo, un po’ vagabondi lo sono davvero. Figli di famiglie complesse. I genitori del tecnico del Bologna patiscono la tragedia fratricida della ex Jugoslavia: serbo il papà, croata la mamma. Croata, e cattolica, pure la madre del centravanti del Milan, il quale cresce a Malmoe col padre, bosniaco e musulmano, da svedese di seconda generazione. Identità non facili da comporre che forgiano caratteri fieri, irriducibili. Si riconoscono subito. È il 20 aprile 2005, Juventus-Inter si gioca in notturna. Tra Sinisa, difensore nerazzurro, e Zlatan, attaccante bianconero, si disputa una partita nella partita. Una guerra delle parole: insulti, battute. Il fuoco di Miha scalda il sangue di Ibra, che reagisce con una testata. Finisce con il gol di Cruz che regala la vittoria agli ospiti e tre giornate di squalifica per il gladiatore svedese. “Mihajlovic in campo era tosto davvero – racconta Ibra nel suo libro -. Sulle punizioni era uno dei migliori specialisti al mondo, e poi gli piaceva provocare”. E ancora: “Aveva un caratteraccio. Si accendeva come una bomba”. Tuttavia, chiarisce, “quello che succede in campo rimane in campo, e spesso sono diventato molto amico proprio con i tipi con cui mi sono scontrato duramente, forse perché ci assomigliamo”.

"Zlatan, ti vuole l’Inter". "Là c'è Mihajlovic"

La scintilla tra i due scocca a Milano. Calciopoli ha spinto la Juve nel baratro della Serie B, Zlatan ha programmi diversi. Il destino sta per chiamarlo Ibracadabra, lui lo fiuta e ascolta le sirene. Si accende un derby di mercato. “Branca – racconterà successivamente Mihajlovic – andò da Zlatan e gli disse ‘Ti vuole l’Inter’, lui rispose ‘là c’è Mihajlovic’, Branca venne a parlarmi, per i nostri precedenti con la testata e io dissi che se si fosse comportato e allenato bene non ci sarebbero stati problemi”. Il matrimonio s’ha da fare. I nerazzurri vincono trascinati in campionato dai gol dell’attaccante svedese. Per cucirsi lo scudetto sul petto, però, devono superare lo scoglio Parma. E Ibrahimovic non è ancora completamente guarito da un infortunio al ginocchio. Roberto Mancini, l’allenatore, lo sa, ma vuole che il suo bomber non manchi all’appuntamento con la storia. Per convincerlo, manda a parlarci il suo vice, Sinisa. “E’ un bravo ragazzo. Grande, grosso, scompigliato e anche molto diretto”, dice di lui l’idolo di Rosengard in ‘Io, Ibra’. E ricostruisce così la loro conversazione: “’Ibra’ disse. ‘So che vuoi’ feci io. ‘Ok, ma ascolta una cosa. Non c’è bisogno che ti alleni. Non devi fare proprio niente. Ma devi esserci contro il Parma, e devi aiutarci a vincere’. ‘Ci proverò’ promisi. ‘Non devi provarci. Devi riuscirci’ replicò lui prima di lasciare la stanza’”. Poche parole e chiare, com’è chiaro il contributo del calciatore: una doppietta che vale il Tricolore. Zlatan e Ibra ne vinceranno insieme un altro, impreziosendo il palmares condiviso con una Supercoppa Italiana.

"Ibra, vieni al Bologna?"

Una coppia vincente che dopo tanto peregrinare può ricongiungersi a Bologna nel gennaio del 2020. Zlatan è a Los Angeles, dove ha scelto di ambientare il tramonto di una carriera costellata di ‘tituli’, per dirla con Mourinho. Ma cambia idea. Vuole tornare a sentirsi Ibra, vuole tornare in Italia. Il mister rossoblù gli telefona, il centravanti pensa seriamente di trasferirsi sotto le Due Torri. “Lo farei solo per Sinisa”, dice. Poi, l’orgoglio, l’ambizione e, chissà, il cuore, lo riportano a Milano, sponda Milan, dove ancora rimpiangono i suoi gol.

La coppia si ricongiunge a Sanremo

L’appuntamento tra i due è solo rimandato. Non va in scena sul rettangolo verde, bensì sul palco dell’Ariston. Stasera. “Mihajlovic? L’ha voluto fortemente Ibra per raccontare la loro bella amicizia, come è nato il loro primo incontro”, svela Amadeus nella conferenza stampa della vigilia. “Ibra l’ho visto un po’ preoccupato quando gli abbiamo chiesto di cantare – se la ride il presentatore -, ma ci uniremo al coro anche io e Fiorello, vedrete che quartetto!”.

Sinisa gioca d'ironia per mettere le mani avanti. “Andando al Festival il giorno dopo la partita di Cagliari avrò la scusa di avere la voce un po’ bassa – scherza -. Peccato, perché di solito quando canto raggiungo note molto elevate”. La stoccata parte come un riflesso condizionato: “Non so come canterò, ma di sicuro canterò meglio del mio amico Ibra”.