Terremoto, il commissario alla ricostruzione: "Priorità ai lavori antisismici, superbonus sbilanciato sul green"

Castelli: solo una minima parte di risorse è andata agli interventi per la messa in sicurezza degli edifici. "Nelle zone a rischio doveva essere una condizione preliminare rispetto all’efficientamento energetico"

Bologna, 20 settembre 2023 – Senatore Guido Castelli, commissario alla ricostruzione post sisma per l’Italia centrale, il terremoto a cavallo tra Emilia-Romagna e Toscana ripropone il tema del rischio sismico in Appennino e la necessità di investire in politiche di prevenzione.

"Se mai ce ne fosse bisogno, è la conferma che una parte consistente dell’Italia è esposta al rischio di terremoti, più di un terzo dei Comuni si trova in zone nelle quali è possibile si verifichi un evento sismico forte o molto forte. Dobbiamo assumere la sicurezza sismica come elemento fondamentale delle politiche pubbliche. E il futuro dell’Appenino passa proprio dal principio della sicurezza e dalla necessità di adottare misure che la tecnologia ha molto evoluto. Constato tuttavia che tra gli interventi finanziati col Superbonus ci sia una prevalenza di lavori che riguardano l’ecobonus rispetto alla componente antisismica, che secondo alcuni non ha superato il 4% delle risorse, per altri siamo al 14%. In ogni caso, è una parte minimale. Probabilmente bisognava stabilire priorità, individuando la sicurezza sismica come elemento preliminare rispetto agli interventi di efficientamento energetico".

Le crepe nelle case di Rocca San Casciano, altra cittadina colpita dal sisma. Nel riquadro il commissario alla ricostruzione post terremoto Guido Castelli
Le crepe nelle case di Rocca San Casciano, altra cittadina colpita dal sisma. Nel riquadro il commissario alla ricostruzione post terremoto Guido Castelli

Il Superbonus 110% è un’occasione persa?

"È un’occasione che poteva essere sfruttata in modo diverso o più fruttuoso. E non per sminuire l’importanza dell’efficientamento energetico, ma perché sappiamo che i fenomeni sismici si ripetono con una scansione che può essere sì anche di secoli, ma è un dato di fatto che dal Belice a oggi l’Italia ha speso soltanto per la ricostruzione dai terremoti una somma di poco inferiore a 200 miliardi, e se aggiungiamo gli effetti indiretti da spopolamento e l’instabilità sociale che ne deriva, tocchiamo cifre iperboliche, che decuplicano l’importo che l’erario ha dovuto sostenere. C’è una valutazione di finanza pubblica, oltre alla sicurezza dei cittadini".

Altro fronte è quello delle politiche abitative, sociali ed economiche per tenere in vita territori già molto fragili e a forte rischio di spopolamento.

"Se non sbaglio, l’alluvione dell’Emilia-Romagna è stata il 73esimo evento estremo in Italia dall’inizio dell’anno. Molta parte delle conseguenze che derivano da alluvioni e dissesti nasce da una gestione del territorio inadeguata. Dunque, il cosiddetto spopolamento e la caduta di attenzione verso l’entroterra e l’Appennino producono un altro effetto negativo sulla finanza pubblica, oltre alle tragedie. Lo spopolamento si porta dietro la mancata gestione del territorio, che determina disastri a valle. Chiedo: l’eclissi dell’entroterra partita nella seconda metà del ‘900 è un evento per certi versi ineluttabile o si tratta di scelte di modelli di sviluppo?"

D’accordo, ma allora serve un cambio radicale di paradigma.

"La politica di rilancio dell’entroterra è nelle corde di questo governo e può essere sostenuta, a patto che ci siano investimenti in servizi e infrastrutture. Ad esempio, non si può pensare che per comporre una classe scolastica in Appennino ci siano gli stessi criteri della costa. E attenzione, non si tratta di un costo in più, ma di una gestione più oculata di territorio e disponibilità pubbliche. L’abbandono dell’entroterra, oltre che una grave perdita di identità, comporta anche enormi costi".

C’è un modello estero per la prevenzione sismica dal quale attingere?

"Il Giappone: qui la violenza dei terremoti ha portato allo sviluppo di tecniche che oggi sono state interiorizzate dal sistema delle costruzioni. Ma sono tutti sistemi che l’ingegneria antisismica italiana aveva elaborato già negli anni Settanta. Nella ricostruzione 2016 stiamo applicando tecniche innovative: si pensi ad Arquata o Castelluccio, dove stiamo applicando soluzioni ingegneristiche finalizzate a rendere totalmente sicuri terrazzamenti e basamenti sui quali saranno ricostruiti quei borghi devastati. I giapponesi hanno applicato massivamente tecnologie evolute in senso antisismico, dovremmo farlo anche noi".