Fai, i 1O 'Luoghi del cuore' del Veneto: “Quattro tra i primi 100 in Italia". Tutti i segreti di questi gioielli

Non solo beni architettonici, come il convento di San Francesco alla Vigna, a Venezia, primo in Regione, ma anche giardini litoranei, piccoli borghi, antiche biblioteche e un cinema di comunità

Lo spettacolare giardino botanico litoraneo di Porto Caleri

Lo spettacolare giardino botanico litoraneo di Porto Caleri

Veneto, 17 febbraio 2023 - Tra i dieci Luoghi del cuore veneti del Fai, Fondo per l'Ambiente Italiano, spicca al primo posto il Complesso conventuale di San Francesco della Vigna, a Venezia. Nella classifica nazionale del censimento che ha coinvolto cittadini e associazioni a partire da metà dicembre (i dati nazionali sono stati presentati ieri, 16 febbraio) nel segnalare e poi votare i luoghi più belli (l’edizione 2022 si è chiusa con ben 1,5 milioni di voti raccolti per più di 38.800 luoghi, dislocati in 6.508 comuni d’Italia) è al 25esimo posto con 8.833 preferenze.

Fai Veneto: "Importanti per le comunità" Complesso conventuale di San Francesco della Vigna Basalti colonnari del parco San Marco, a Gambellara, in provincia di Vicenza Barco della Regina Caterina Cornaro Coro ligneo della Chiesa parrocchiale Giardino botanico litoraneo di Porto Caleri Villa Levi Morenos Ponte della Vittoria Biblioteca Gregoriana e Lolliniana nel Seminario Gregoriano Borghetto di Valeggio Ri-ciak Cinema di comunità

Al secondo posto in Veneto, e al 76esimo in Italia (sempre su 38.800) ci sono, con 4.044 preferenze, i Basalti colonnari del parco San Marco, a Gambellara, in provincia di Vicenza. Sul 'podio' veneto' anche il Barco della Regina Caterina Cornaro, ad Altivole, in provincia di Treviso: con 3.454 voti è 92esimo Luogo del cuore Fai in Italia. In quarta posizione, in base alle preferenze di chi ha partecipato all'evento promosso dal Fai con lo scopo di rendere le comunità sempre più attente alle proprie ricchezze e partecipi, intervenendo poi per 'salvare' alcuni dei beni più a rischio degrado, c'è il Coro ligneo della Chiesa parrocchiale, a Guarda Veneta, in provincia di Rovigo: con 3.302 voti è 99esimo, dunque, tra i primi cento, nella graduatoria nazionale. A metà della classifica regionale veneta lo spettacolare Giardino botanico litoraneo di Porto Caleri, a Rosolina, in provincia di Rovigo: 2.760 i sostenitori che classificano il luogo del cuore al 115esimo posto nazionale. In sesta posizione (116° nazionale, con 2.749 voti) in Veneto c'è villa Levi Morenos, a Mira, nella Città metropolitana di Venezia, in settima (153°; 1.604) c'è il Ponte della Vittoria, a Belluno. Sempre quest'ultima città ospita anche la Biblioteca Gregoriana e Lolliniana nel Seminario Gregoriano, che arriva si posiziona dunque come ottava in Veneto e 176esima in ITalia (1.189 voti). Quindi è la caratteristica frazione di Borghetto di Valeggio, a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, penultima (e 193esima) con 965 prefenze, seguita, con 878 voti (199esimo tra i luoghi del cuore nazionali), da Ri-ciak Cinema di comunità, Verona.

Fai Veneto: "Importanti per le comunità"

"Dei 38000 luoghi censiti in questa undicesima edizione dei Luoghi del cuore in tutta Italia, ben quattro beni veneti si sono classificati tra i primi cento e questo direi è uno splendido posizionamento – commenta Ines Lanfranchi Thomas, presidente Fai Veneto -. Il risultato raggiunto manifesta l’attenzione dei veneti verso il loro territorio. La manifestazione I Luoghi del Cuore, infatti, accende il desiderio di veder valorizzati dei beni vicini, spesso dimenticati, abbandonati o in stato di degrado, ma ritenuti importanti per la storia e la tradizione della comunità, attivando quindi singoli e gruppi ad agire per la loro salvaguardia e valorizzazione. Come sottolineato da Marco Magnifico, presidente del FAI, i Luoghi del Cuore hanno dato voce agli ultimi, a quei luoghi del patrimonio culturale italiano considerati minori, che magari non hanno mai avuto l’attenzione del Paese, ma che invece la meritano e che senza l’amore delle persone che li hanno votati si sarebbero persi".  

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Complesso conventuale di San Francesco della Vigna

Il grande complesso è situato nel sestiere di Castello, ai margini nordorientali di Venezia. La storia del convento e della vigna a cui è legato il suo nome prende avvio nel 1253, quando il figlio del doge Pietro Ziani lascia ai Frati Minori una sua proprietà, ovvero una vigna – ancora oggi la più estesa di tutta la città - con le case e una piccola chiesa dedicata a San Marco, affinché vi si stabiliscano. Verso la fine del XIII secolo, in seguito all'aumento dei religiosi e all'accresciuta popolazione che veniva impiegata nei lavori del vicino Arsenale, i frati danno avvio alla costruzione di un insediamento stabile con chiesa e convento annesso, fondando anche un’importante biblioteca. L’episodio saliente è la ristrutturazione della chiesa, affidata dal 1534 a Jacopo Sansovino, che rielabora il progetto iniziale sulla scorta delle teorie di un frate del convento, Francesco Zorzi, importante teologo cabalista, rendendo la chiesa della Vigna un esempio di enorme rilevanza per la comprensione della teoria proporzionale armonica nel Rinascimento, che si inserisce in un intreccio di aspetti culturali, riunendo musica, matematica, filosofia ed estetica. La facciata viene invece affidata nel 1564 ad Andrea Palladio e la nuova chiesa risulta finalmente consacrata il 2 agosto 1582. In occasione del censimento del FAI 2022 il bene è stato votato per il desiderio di renderlo più noto in una città ricca di tesori nascosti e per preservarne il contesto da un possibile intervento residenziale, che lo snaturerebbe. San Francesco della Vigna è stato segnalato come “Luogo del Cuore” dallo scrittore e accademico Antonio Scurati.

Basalti colonnari del parco San Marco, a Gambellara, in provincia di Vicenza

A Gambellara, sulle propaggini sud-orientali dei Monti Lessini (Prealpi Venete) in provincia di Vicenza, è custodito un patrimonio geologico unico che merita di essere preservato e valorizzato: i basalti colonnari del parco San Marco, delle spettacolari rocce vulcaniche a forma di prismi esagonali. Questa formazione litologica risale al periodo geologico denominato Eocene, il primo periodo del Terziario, quando il colle di San Marco era uno dei vulcani attivi della zona. La caratteristica forma è dovuta alla repentina solidificazione del magma a contatto con l’aria: raffreddandosi rapidamente, il magma si frattura in tante colonne il cui diametro dipende dalla velocità di raffreddamento. Affioramenti simili in Italia sono presenti in Veneto sui Colli Berici e a San Giovanni Ilarione, in Sicilia e in Sardegna. Nel corso dei secoli, la popolazione di Gambellara e dei centri limitrofi ha utilizzato i basalti colonnari a scopo edilizio - tutt'oggi sono visibili numerose abitazioni costruire interamente grazie all'impiego di queste rocce - e per la realizzazione di opere di pubblica utilità, come nel caso degli argini del torrente Rio e dei suoi affluenti. L’affioramento basaltico oggi visibile è quanto resta dopo l’intensa attività estrattiva del secondo dopoguerra: queste rocce vennero infatti utilizzate per la costruzione delle massicciate ferroviarie.

Barco della Regina Caterina Cornaro Oggi in uno stato di desolante abbandono, il Barco della Regina Cornaro è una barchessa di villa veneta. Fino alla fine del secolo scorso si narrava che, negli anni della signoria di Caterina Cornaro (1489 - 1510) ad Asolo, il barco fosse solo una piccola parte di un complesso architettonico e paesaggistico di grandi dimensioni, all'epoca descritto come un "luogo degno di un re di Francia". Le indagini eseguite dal 1988 al 1991, hanno rilevato che il barco costituiva la parte abitativa del complesso, parallelamente a una struttura per la gestione della tenuta. La villa, rappresentata in due disegni conservati presso il Museo Civico di Asolo (risalenti ai secoli XVII e XVIII), è il presunto e mai costruito "Palazzo della Regina", che invece coincide con l'area adibita a orto. L'intera facciata è decorata con affreschi cinquecenteschi, ancora conservati in ampi tratti, con disegni geometrici e scene mitologiche. Restaurati parzialmente nel 1926, sottoposti a pulizia e consolidamento a inizio degli anni '60 (1962-1963) e ad un ulteriore consolidamento nel 1997, gli affreschi sono stati oggetto di un ampio intervento di consolidamento, disinfestazione, pulitura, integrazione delle lacune e protezione, completato nel 2000. Coro ligneo della Chiesa parrocchiale

All'interno della Chiesa di Guarda Veneta, la cui prima costruzione risale al 1500 circa, si trova il coro ligneo in noce che viene citato per la prima volta nella relazione del vescovo Soffietti, in visita presso la Chiesa nel 1734. L'organo presente nella chiesa è l'opera 199 di Gaetano Callido, datato 1783. Attualmente il coro ligneo si trova in precarie condizioni, con sedute dai bordi consumati, parti staccate ed altre mancanti o artigianalmente aggiustate e la pavimentazione presenta numerose aperture che rendono difficoltosa ed instabile la permanenza dei cantori. Il 1° maggio 2021 la chiesa è stata riaperta dopo 7 mesi per lavori di restauro che hanno riportato al suo originario splendore il soffitto affrescato da Giambattista Canal, le pareti, gli altari in marmo pregiato, le colonne finemente decorate ed il presbiterio. Rimarrebbe ora, per completare l'opera, il restauro del coro ligneo e della corona pensile anch'essa in legno, che sovrasta l'altare maggiore.

Giardino botanico litoraneo di Porto Caleri

Lo spettacolare giardino botanico litoraneo di Porto Caleri
Lo spettacolare giardino botanico litoraneo di Porto Caleri

Un luogo magnifico e suggestivo del Delta del Po, nella parte meridionale del litorale di Rosolina Mare, nei pressi della laguna di Caleri, sorge il Giardino Botanico di Porto Caleri che interessa una superficie di 24 ettari, istituito dalla Regione del Veneto nel 1990 con lo scopo di tutelarlo. Si trova all'interno del Parco Regionale Veneto del Delta del Po e del sito MAB Unesco, luogo di rilevante importanza naturalistica ed ambientale vista la diversità di specie che si possono trovare al suo interno.

Villa Levi Morenos

Il complesso è costituito dal corpo padronale che si estende in entrambi i lati con due corpi simmetrici; il corpo sul lato ovest si congiunge con la barchessa, mentre quello sul lato est si congiunge con le scuderie-magazzino. A chiudere la composizione vi sono due corpi, a due piani di forma rettangolare, utilizzati come spazi commerciali. Il complesso è inserito in un grande parco. Il giardino, sul lato della facciata della villa, riprende gli elementi stilistici tipici del giardino all’Italiana, diffusosi nel XV secolo, realizzato con siepi e cespugli tagliati a forme geometriche e decorato con fontane e statue. Non vi sono documenti che certifichino la data di costruzione dell’edificio, gli studiosi hanno ipotizzato che il complesso sia un rimaneggiamento neoclassico di un edificio del seicento. Gli interni, nel pian terreno, sono decorati con affreschi rappresentanti le Quattro stagioni e un Volo di putti, furono realizzati probabilmente nell’800. Oggi il complesso è di proprietà del Comune di Mira.

Ponte della Vittoria

Il ponte della Vittoria è il risultato di varie peripezie e ipotesi che si svilupparono intorno alla costruzione di questo manufatto in sostituzione del precedente ponte in ferro fatto saltare dagli italiani in ritirata durante i 1917. Tra le idee si pensò anche ad un ponte "altissimo" che collegasse il centro città con Castion attraverso un tram ma per via dei costi questa opzione su abbandonata. Così nell'estate del 1923 fu pronto il progetto di costruzione del nuovo ponte: in cemento armato, largo 7,20 metri e lunghezza di 98 metri con un'unica campata. L'opera venne progettata dall'ingegnere Eugenio Miozzi. Per la parte decorativa dell'opera fu chiamato Riccardo Alfarè. Una curiosità legata al ponte riguarda il fatto che sulle spalle laterali sono riportate le strofe della Canzone del Piave, fiume sacro alla patria che lo stesso ponte attraversa, e il nome deriva perciò dalla vittoria della prima guerra mondiale. Inoltre, questo manufatto, fu inaugurato dal Re Vittorio Emanuele III il 23 maggio 1926 durante una sua visita alla città di Belluno anche se l'opera doveva essere ancora ultimata; fu infatti collaudata ufficialmente due anni dopo, il 6 agosto 1928.

Biblioteca Gregoriana e Lolliniana nel Seminario Gregoriano

I chiostri, la Cappella Gotica, le opere del Brustolon, di Sebastiano Ricci e dello Schiavone testimoniano il grande valore che i frati minori prima e il clero secolare poi hanno attribuito a questo antico luogo di fede. All’interno del Seminario vi sono due ambienti, forse meno conosciuti, che ulteriormente ne denotano la straordinaria levatura culturale e spirituale: la Biblioteca Gregoriana e la Biblioteca Capitolare Lolliniana. La Biblioteca Gregoriana, nata da un lascito di papa Gregorio XVI in occasione della riapertura del seminario, dopo la tempesta napoleonica, ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per l’enorme patrimonio librario, costantemente aggiornato con tutte le nuove uscite, sia in ambito locale che nazionale. I filoni principali sono quelli legati agli insegnamenti dell’Istituto di Scienze Religiose Giovanni Paolo I, con il quale si è instaurata da anni una importante ed efficace collaborazione. Collegata alla rete delle biblioteche ecclesiastiche promossa dalla Cei, collabora con tutte le realtà bibliotecarie nazionali, essendo dal 2015 inserita nell’indice nazionale biblioteche (ISBN). La Biblioteca Lolliniana, di proprietà del Capitolo della Cattedrale di Belluno, rappresenta invece il glorioso passato e il grande amore che nel corso dei secoli ha contraddistinto il clero e i vescovi bellunesi. Al suo interno è possibile ammirare, solo per motivi di studio e previo appuntamento una serie di manoscritti unici. Vere e proprie opere d’arte come la Bibbia Miniata del XIII secolo donata da Leonisio Doglioni (1357-1421) o tutti i volumi inerenti al lascito del vescovo Alvise Lollino agli inizi del XVII secolo.

Borghetto di Valeggio

Felicemente posta sulle rive del Mincio, Borghetto è sicuramente la frazione più conosciuta di Valeggio sul Mincio per diversi motivi – storici, paesaggistici e monumentali – che rendono questo luogo così interessante da vantarne l'inserimento nel Club dei Borghi più Belli d’Italia. Questo piccolo villaggio, edificato in simbiosi con il fiume Mincio e caratterizzato da antiche fortificazioni risalenti al periodo medievale, deve il suo fascino all’armonico rapporto che storia e natura hanno conservato quasi intatto nei secoli e oggi rappresenta un “unicum” urbanistico da visitare almeno una volta nella vita. Il centro più antico della frazione mantiene ancora oggi intatto il caratteristico aspetto del “borgo medioevale”, sottolineato dalla presenza del campanile, dalle ruote dei mulini ad acqua (utilizzati un tempo per la molitura del frumento e dei cereali) e dalle rocche del Ponte Visconteo, straordinaria diga fortificata costruita nel 1393 (e ultimata nel 1395) per volere di Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano, allo scopo di garantire l’impenetrabilità dei confini orientali del ducato. Lungo 650 metri e largo circa 25 metri, con il piano stradale 9 metri sopra il livello del fiume, il “Ponte Lungo” (così comunemente chiamato dagli abitanti) si collega con il sovrastante Castello Scaligero tramite due alte cortine merlate e integrato in un complesso fortificato detto “Serraglio”, che a suo tempo, si estese per circa 16 Km, fino alle pianure di Nogarole Rocca. Ogni anno, dal 1993, il Ponte Visconteo è scenografia della suggestiva Festa del Nodo d'Amore, una cena curata da Ass.ne Ristoratori Valeggio, che celebra il piatto più famoso di Valeggio: il tortellino. Una pista ciclabile che costeggia il fiume, permette di raggiungere comodamente Peschiera del Garda e la città d'arte di Mantova.

Ri-ciak Cinema di comunità

A Veronetta c’era un cinema, il Ciak, nella galleria tra via XX Settembre e via Cantarane, di fronte al polo universitario di Santa Marta e vicinissimo al teatro Camploy. Si tratta di un cinema che è purtroppo chiuso e abbandonato da dodici anni, rischiando di divenire fonte di disagio. Eppure, un luogo del cuore ancora per molti e molte, che si sono messi in gioco per trasformarlo in un bene comune: per rigenerarlo come cinema di comunità, ridandogli vita per trasformarlo in un luogo di aggregazione, socialità, svago e offerta culturale. Il nome “Ri-Ciak - Cinema di Comunità”, rispecchia la duplice anima che avrà, di un luogo in cui fare cinema ma anche comunità. Il progetto, infatti, risponde ad un’esigenza sempre più diffusa di cultura viva e aggregazione inclusiva: non più un cinema in cui si è semplicemente “fruitori” dello spettacolo, ma uno spazio in cui socializzare. In concreto, un luogo che ospiterà proiezioni, incontri culturali, laboratori, spazi di socialità, con sale a disposizione delle associazioni e di singole persone, a partire dai giovani, agli adolescenti, alle famiglie, ai nonni. L’impresa sociale e di comunità ViveVisioni si sta adoperando per rendere tutto questo possibile. Il radicamento di questa iniziativa nel tessuto locale è testimoniato dalla convenzione triennale stretta con l’Università di Verona e dalla forte partecipazione di numerosi partner, tra cui realtà economiche di prossimità, associazioni e istituzioni locali. Ri-Ciak può essere un polo di socialità e di aggregazione per Veronetta e tutta Verona, e un punto di riferimento per cinefili e appassionati di cultura in genere, uno spazio espositivo della storia del cinema e di arte, tornando ad essere cuore pulsante di un quartiere vivace, multietnico e in relazione con l’Università. Luoghi del cuore Fai, chi ha vinto: i primi dieci classificati