Gino Cecchettin alla Sapienza: “Sono i maschi che devono cambiare. Se non accetti il no di una donna, quello è patriarcato”

Il papà di Giulia ha partecipato a un evento all’Università romana: “Abbraccerei i genitori di Filippo, loro vivono un dramma più grande del mio”

Roma, 7 marzo 2024 – "Chi deve cambiare sono i maschi: se una donna ti dice “non ti amo più” e non lo accetti, quello è patriarcato”. É uno dei passaggi del lungo intervento di Gino Cecchettin, il papà di Giulia che ha appena pubblicato il proprio libro dal titolo “Cara Giulia” dedicato alla figlia 22enne uccisa dall’ex fidanzato che oggi è stato ospite all'iniziativa Obiettivo 5 all’Università La Sapienza di Roma. “Abbraccerei i genitori di Filippo, loro stanno vivendo un dramma più grande del mio”, è un altro degli interventi più sentiti trasmesso dal padre di Giulia Cecchettin che è stato accolto da un caloroso applauso dai numerosi studenti presenti nell’università romana.

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Gino Cecchettin ha pubblicato il libro "Cara Giulia"
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“Il libro è perché Giulia resti”

“Questo applauso spero sia per Giulia: non sono riuscito a trattenere le lacrime entrando, perché era una studentessa come voi. Era una ragazza fantastica, ho pensato di scrivere un libro perché restasse una memoria di Giulia, ha sempre raccolto l'essenza dell'amore, altruista verso chiunque avesse un minimo di bisogno, dalla famiglia a chi avesse difficoltà, si prodigava, voleva essere utile. Il libro è perché Giulia resti”. Lo ha detto Gino Cecchettin all’inizio del suo intervento a Obiettivo 5 dove è stato accolto anche da Emma Bonino, collegata all'iniziativa: “lo abbraccio e lo saluto, continuerò questa, che è una battaglia di civiltà”. Per gli studenti, ha parlato Gianluca, un rappresentante: “Noi siamo il futuro, senza noi il mondo non può andare avanti. Ora tocca a noi”, ha detto tra l'altro il ragazzo.

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++ Cecchettin, abbraccerei genitori Filippo, mia comprensione ++
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"Serve attenzione ai dettagli”

"Una giornata ordinaria - ha raccontato Gino Cecchettin - è diventata l'ultima giornata con mia figlia, vissuta come tutti i giorni: innestiamo il pilota automatico, tutti dobbiamo fare tante cose e non poniamo attenzione ai secondi preziosi che viviamo accanto ai nostri figli. Non ricordo nulla di quel sabato se non quando ho iniziato a chiedermi, dov'è mia figlia? Perché non torna? La vita va vissuta costantemente ponendo l'attenzione ai minimi dettagli, questo ho imparato. Dovremmo assaporare ogni secondo, ogni giorno, da quando ci alziamo”.

"Le dissi di essere più determinata a chiudere la storia”

“Ho sempre definito Giulia la figlia perfetta. E quindi per me tutto era concesso, anzi era lei che faceva da tutrice al papà, consigliandomi cosa fare per la gestione familiare. Davo massima fiducia, massima libertà, avendo paura anche di invadere i suoi spazi. Le avevo dato dei consigli, detto di essere più determinata nel chiudere la storia ma lei faceva sempre la crocerossina. Mi chiedo: giusto fare come ho fatto o un genitore dovrebbe essere un pò più invadente? Credo che Giulia voleva dire qualcosa ma aveva paura di ferire il papà e la sorella”, ha proseguito Cino Cecchettin.

"Se avessi saputo avrei agito”

“I messaggi che ho risentito fanno male, dovevo sentirli, dovevo scardinare questa protezione verso me che avevo tanti pensieri sì. Se avessi saputo avrei agito, sarei andato a parlare con Filippo, avrei potuto fare qualcosa. I professionisti ci hanno detto che probabilmente sarebbe finita ugualmente così”, ha aggiunto.

“Un abbraccio ai genitori di Filippo: vivono un dramma maggiore del mio”

“Mi sono immedesimato nei genitori di Filippo diverse volte, anche perché sono molto razionale, hanno tutta la mia comprensione, darei loro un abbraccio; non li posso giudicare, stanno vivendo un dramma più grande del mio. Io cercherò di tornare a sorridere, ci sono già riuscito ho amici e figli fantastici; loro faranno più fatica saranno sempre i genitori di un omicida. Hanno tutta la mia comprensione”. 

++ Cecchettin, abbraccerei genitori Filippo, mia comprensione ++
++ Cecchettin, abbraccerei genitori Filippo, mia comprensione ++

"Non si può solo piangere”

“Dopo un lutto bisogna piangere altrimenti non si soffre, questa è la credenza. Ma impegnarsi non significa non soffrire, non c'è giorno in cui non piango pensando a mia moglie e mia figlia ma non si può solo piangere, bisogna andare avanti; questo è anche il mio carattere non sono abituato a piangermi addosso e ho l'abitudine di cercare le soluzioni ma fa male sentirsi dire che sto lucrando sulle spalle di mia figlia. Ho imparato, tuttavia, a farmi scivolare addosso le cose. Dopo la prima ondata di critiche avevo dimenticato Giulia per due giorni e poi ho detto: no questo non è possibile”.

"Chi deve cambiare sono i maschi”

"Chi deve cambiare sono i maschi: fino a 22 anni volevo che mio padre non esistesse, sono nato in una famiglia unita, a tratti felice, ma sentivo l'oppressione di un padre padrone che poneva il suo modo di essere in ogni istante della mia vita. Erano gli anni dell'eroina e del terrorismo e quello era il suo modo di educare; poi ci siamo riconciliati. Il maschio, il padrone: da qui la società deve cambiare, da qui la parola patriarcato. Io sono nato nella cultura machista di quel periodo dove il maschio deve essere forte, poi capisci che è più difficile chiedere scusa che sollevare 100 chili”.

"Se non accetti il no di una donna, quello è patriarcato”

"Elena è forte, fin da piccola era tosta, da Elena e Giulia ho imparato molto. Quando c'è stato il famoso post Instagram di Elena che parlava di patriarcato, non immaginavo ci fosse nella parola “patriarcato” una implicazione sociologica. Ma Elena mi ha detto: “papà, l'omicidio di Giulia è frutto del patriarcato””. Gino Cecchettin ha letto la definizione di patriarcato dal vocabolario. “Se una donna ti dice “non ti amo più” e non lo accetti, quello è patriarcato”, ha detto ancora.

"Servirebbero più risorse”

“Non so quando avrò la forza di rimettere ordine alle sue cose, anche il pigiama sul suo letto mi mette in contatto con mia figlia, papà ti vuole bene”, ha proseguito. E rispondendo ad una domanda sulle ricerche sulla figlia: “Le forze dell'ordine devono seguire un protocollo, tu hai la priorità di cercare tua figlia, la vuoi il più velocemente possibile. Servirebbero più risorse: la sera prima c'era stata la segnalazione di un vicino e la volante non era riuscita ad intervenire, magari con maggiori risorse le forze dell'ordine potrebbero fare di più”.

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