
In Veneto mancano 5.500 operatori tra infermieri e Oss
Venezia, 20 agosto 2023 – Mancano all’appello 5.500 tra infermieri e Oss nelle case di riposo del Veneto, la Regione corre ai ripari recuperando gli studenti ‘bocciati’. Sembra un paradosso ma non lo è. A dare la possibilità di recuperare l’esame andato male ai corsisti delle scuole di formazione socio sanitaria è una delibera approvata dalla giunta regionale per gestire l'emergenza.
In sostanza, anziché dover ripetere l'intero ciclo di lezioni come accadeva finora, gli aspiranti Oss bocciati potranno partecipare ad una sessione di recupero per rifare l'esame. Saranno accorciati così almeno di un anno i tempi del reclutamento del personale per 351 case di riposo del Veneto, dove mancano 3.500 operatori sociosanitari e oltre a 2mila infermieri. All’ultima sessione di estiva dell’esame finale, è stata una strage di aspiranti infermerie: oltre il 60% di bocciati.
La Regione: “Situazione gravissima”
La proposta era stata avanzata dalle assessore regionali Manuela Lanzarin (Sanità) ed Elena Donazzan (Lavoro), ottenendo il parere favorevole della direzione risorse umane del Servizio sanitario regionale. E il motivo è la “gravissima situazione nella quale versano gli organici delle strutture di assistenza socio sanitaria del territorio regionale”, che contano attualmente 32.510 posti letto. Migliaia di pazienti che necessitano di assistenza continua e specializzata.
L'assessora Lanzarin difende il provvedimento, sottolineando che “non va ad incidere sulla qualità del personale e sulla sua preparazione, ma dà solo una seconda possibilità a chi il giorno dell'esame, per una qualche ragione, non ce l'ha fatta”. Semmai, rimarca, andrebbe fatta una seria riflessione a livello nazionale “sul perché sia diventata poco appetibile e priva di vocazioni” la professione degli operatori sociosanitari in una popolazione che è sempre più anziana.
La delibera
La nuova delibera approvata introduce così tre turni di recupero all'anno – a febbraio, giugno e ottobre – con esami di idoneità gestiti da organismi di formazione accreditati. La domanda di partecipazione sarà ammessa purché siano trascorsi al massimo 24 mesi dalla bocciatura e il corsista potrà prendere parte alla prova di riparazione una sola volta.
Le reazioni: competenze a rischio
“Questa Giunta non sa più che pesci prendere e, alla disperata, si mette a ripescare tra i corsisti bocciati pur di recuperare personale tra gli operatori socio sanitari. Una decisione che lascia a dir poco perplessi, sicuramente non responsabile quella di inserire personale che non ha superato l'esame e manca ancora di preparazione e competenza. Tutto questo per evitare di fare l'unica cosa sensata: investire per rendere più appetibile questo tipo di mansioni. È il commento durissimo della consigliera del Pd Veneto e vice presidente della Commissione Sociosanitaria, Anna Maria Bigon.
“La carenza cronica di addetti – continua – si risolve garantendo livelli di stipendio adeguati a lavori che sono importantissimi per la cura ed il benessere dei nostri anziani ospiti nelle case di riposo. A cascata questo può ripristinare un circolo virtuoso, con turni adeguati e meno stressanti, e con servizi dunque maggiormente affidabili, realizzati da persone motivate”.
Rsa: 100 milioni da investire
Secondo Bigon “la scelta di tenere una sessione di recupero per poter rifare l'esame è sbagliata”. Perché si tratterebbe di “una scorciatoia bella e buona, quando invece servirebbe aumentare il numero di ore per chi non lo ha superato” l’esame finale “assicurando così una preparazione all'altezza dei compiti”
Per la consigliera Dem Anna Maria Bigon, il problema sarebbe nella mancanza di strategia e investimenti. “Purtroppo questa condotta fa il paio con una linea politica nella quale realtà come le case di riposo sono state messe in stato di quasi abbandono – dice la vice presidente della Commissione Sociosanitaria – visto che dalla Giunta non arrivano segnali chiari circa la disponibilità ad inserire a bilancio quei 100 milioni di euro che sono indispensabili per tenere a galla la gestione delle strutture in Veneto”.