Omicidio a Treviso, 52enne ucciso a coltellate nella maxi rissa in fiera: due arresti

Scontro tra bande al luna park, una ventina di uomini sono arrivati armati di mazze e coltelli. Il 52enne Ragip Kolgeci è stato ammazzato per un regolamento di conti: un debito di lavoro contratto dal figlio. Chi sono gli arrestati e cosa è successo

A destra: Ragip Kolgeci, la vittima. A sinistra: Valmir Gashi, indagato per omicidio

A destra: Ragip Kolgeci, la vittima. A sinistra: Valmir Gashi, indagato per omicidio

Treviso, 13 ottobre 2022 – Scene da guerriglia urbana al luna park di Treviso, dove ieri sera una ventina di uomini si sono affrontati in una maxi rissa, armati di mazze e coltelli. Un uomo rimane ucciso, la vittima è Ragip Kolgeci, un 52enne di origini kosovare. È stato ucciso a sprangate, botte e coltellate alla testa e alle gambe.

Sembrerebbe un regolamento di conti in piena regola, alla base dell’omicidio ci sarebbero dei debiti lavorativi contratto dal figlio della vittima, forse per droga. Due uomini di 50 e 30 anni sono già stati identificati: uno è stato rintracciato a Treviso e l’altro a Oderzo, in provincia. I due sono stati arrestati con l'accusa di omicidio. “Uno scontro tra bande con un morto e vari feriti: ciò che è accaduto è inaccettabile ed è purtroppo un gran brutto segnale che fa temere si tratti della punta di un iceberg”, è il commento del governatore Luca Zaia, all’indomani dell'omicidio consumato questa notte a Treviso.

Sommario:

Cosa è successo: la dinamica 

L'episodio violento è accaduto vicino al luna park allestito per le Fiere di San Luca che si stanno svolgendo proprio in questo periodo. Il terribile agguato, sarebbe frutto di un debito di 500 euro del figlio della vittima e anche per questo banale movente l'omicidio risulta ancor più agghiacciante. L’omicidio si è consumato all’esterno di un bar di viale 4 Novembre, mentre i tifosi stavano guardando la partita Champions League tra in Inter e Barcellona.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, alla maxi rissa avrebbero preso parte una ventina di persone, alcune arrivate armate di mazze, addirittura con un furgone. La banda si sarebbe diretta verso il kosovaro, in quello che appare un regolamento di conti in piena regola, tra cittadini kosovari e romeni. Sul posto sono state trovate alcune mazze insanguinate e il fodero di un coltello da sub e altri attrezzi pericolosi. Sono sei le persone rimaste ferite, ricoverate negli ospedali del trevigiano.

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Chi sono gli arrestati

Sono due le persone arrestate per omicidio. Uno dei due è il 32enne Valmir Gashi, già conosciuto alle forze dell'ordine per essere indagato per favoreggiamento in un caso di omicidio stradale, avvenuto l'8 maggio del 2021, e che causò la morte di un Trevigiano. Altri accertamenti sono in corso per identificare le rimanenti persone coinvolte nella rissa, alcune dei quali rimaste ferite.

Uno degli arrestati è piantonato in ospedale a Oderzo, l'altro è stato trovato in casa a Treviso dopo l'aggressione violento culminata con l'uccisione del connazionale a suon di sprangate, botte e coltellate alla testa e alle gambe in particolare.

Zaia: “È solo la punta di un iceberg”

Non è un caso isolato, la maxi rissa di Treviso potrebbe essere “la punta di un iceberg” fatto di violenza e malavita. Ne è convinto il governatore Luca Zaia, che considera il brutale omicidio al luna park “un segnale di grave malessere al quale i nostri territori non sono abituati e che è sempre più diffuso”. Zaia invoca la “repressione dei reati e la loro punizione, che deve essere esemplare e scontata fino alla fine”.

È questo il commento del presidente della Regione Veneto, al grave fatto di sangue accaduto a Treviso. “Un scontro tra bande con un morto e vari feriti – aggiunge il governatore – è la cartina tornasole di una situazione che richiede di rafforzare il presidio del territorio da parte delle forze dell'ordine in chiave di prevenzione e repressione e un impegno forte del nuovo Parlamento che si insedia”. Ma non solo. “Occorrono leggi degne di questo nome per la punizione e repressione dei reati – chiede Zaia – garantendo anche la certezza della pena, perché l'Italia è diventata una sorta di Paese del bengodi, dove chi vuole delinquere sa per primo che, per andare in galera, occorre mettersi d'impegno, con molte, troppe possibilità di farla franca o di pagare molto meno del dovuto in relazione al crimine commesso”.