Scandalo Mose, confiscato vitalizio all'ex assessore Chisso: 332mila euro alla Regione

Accusato di corruzione, Renato Chisso ha patteggiato la restituzione di 2 milioni di euro nella vicenda giudiziaria del Mose. Sospesa, invece, la pena a 2 anni e 6 mesi

Renato Chisso, già assessore ai trasporti del Veneto

Renato Chisso, già assessore ai trasporti del Veneto

Venezia, 21 settembre 2022 – Confiscati altri 332mila euro all’ex assessore regionale Renato Chisso, imputato per corruzione nell'ambito della vicenda giudiziaria sul Mose. Somme che verranno restituite al consiglio regionale veneto, che le aveva erogate come vitalizio all’ex assessore ai trasporti e all'ambiente. Il provvedimento di sequestro, emesso dalla procura di Venezia, è legato alla sentenza di patteggiamento con cui Chisso ha chiuso i conti con la giustizia concordando una pena pari a 2 anni 6 mesi e 20 giorni di reclusione. La condanna è stata sospesa, ma non la confisca delle somme frutto del reato di corruzione, quantificato in 2 milioni di euro.

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Il ricorso 

La confisca, eseguita oggi dalla finanza, riguarda una somma pari a 332.287 euro di cui Chisso è risultato essere creditore nei confronti del Consiglio Regionale Veneto a titolo di vitalizio, per il periodo dal mese di maggio 2018 al mese di agosto 2022, e fa seguito al precedente sequestro preventivo, operato per oltre 279mila euro, relativo al trattamento di fine mandato quale assessore regionale. Per tale sequestro, Chisso aveva proposto ricorso al tribunale di Venezia chiedendo la restituzione dei 4/5 del vitalizio sottoposto a sequestro, ritenendolo assimilabile al trattamento pensionistico e per tale motivo sequestrabile solo nella misura di 1/5.

Le somme confiscate

I giudici del tribunale di Venezia, il 27 settembre 2018, aveva respinto il ricorso confermando la confisca dell'importo di 279mila euro e dei ratei ancora da erogare a titolo di vitalizio. Ad oggi, nei confronti dell'ex assessore sono stati sottoposti a confisca oltre 625 mila euro. Complessivamente, nell'ambito del procedimento Mose, le indagini – dirette dalla procura di Venezia e delegate alla guardia di finanza – hanno consentito di far rientrare nelle casse dell'erario oltre 58 milioni di euro.