Alluvione di Senigallia, si indaga sulle responsabilità

In Procura vigili del fuoco e volontari FOTO Inferno di fango

IL DISASTRO I magistrati dovrebbero chiudere il fascicolo entro  maggio

IL DISASTRO I magistrati dovrebbero chiudere il fascicolo entro maggio

Senigallia (Ancona), 16 marzo 2016 - Così come avvenuto per la trentina di vigili urbani, i giudici della Procura di Ancona che stanno coordinando le indagini sulla tragica alluvione (foto) del 3 maggio 2014, hanno raccolto altre deposizioni per arrivare alla conclusione dell’inchiesta, prevista per maggio.

Ad essere ascoltati in Procura i vigili del fuoco, componenti della Protezione civile e delle forze dell’ordine. Quanti cioè si trovarono in servizio in quella drammatica mattina, quando nel giro di poche ore la provinciale Arceviese all’altezza di Borgo Bicchia si trasformò in un fiume di acqua e fango, dopo la rottura di un lungo argine del fiume Misa. Melma che invase abitazioni, negozi ed attività produttive. 

Punto nodale nell’inchiesta della Procura per accertare eventuali responsabilità nel fascicolo – al momento aperto contro ignoti – il riscontro di quanti furono chiamati a prestare soccorso nelle fasi che precedettero la devastazione. I giudici vogliono infatti accertare quando ed in quale maniera sia arrivato nei borghi e quartieri allagati l’allarme per l’arrivo della piena del fiume Misa.

Comprendere se sia stato fatto il possibile o se qualcosa sotto l’aspetto della comunicazione tra i vari enti non abbia funzionato a dovere. Elementi non secondari: senza eventuali falle nei tempi prima che arrivasse l’allarme si sarebbe forse riusciti a salvare vite umane ed a limitare i danni, fermo restando la violenza della piena e la rottura degli argini del fiume Misa? 

Altro fattore questo della inchiesta sul quale la Procura vuol vederci chiaro dopo aver affidato l’incarico ad un perito. Le ipotesi di reato per le quali procedono i giudici sono disastro colposo ed omicidio colposo. Le conclusioni dell’inchiesta, secondo quanto anticipato dallo stesso pool inquirente, dovrebbero arrivare a maggio, quando i magistrati potrebbero individuare precise responsabilità ed eventualmente recapitare gli avvisi di garanzia qualora ritengano che vi siano precisi addebiti.

A contrastare ipotesi di responsabilità, la tesi di chi sostiene come l’alluvione del 3 maggio 2014 sarebbe stata provocata da elementi imprevedibili ed improvvisi, come la rottura di una cinquantina di metri di argine del fiume Misa all’altezza di Borgo Bicchia.