Hotel Rigopiano, Samuel aspetta i genitori ma la speranza è appesa a un filo

Il bambino in ospedale insieme a zio e nonna: "Mamma e papà dove sono?"

Hotel Rigopiano, uno dei bambini salvati (Ansa)

Hotel Rigopiano, uno dei bambini salvati (Ansa)

Osimo (Ancona), 21 gennaio 2017 - Il destino drammatico ha unito Edoardo e Samuel, otto e sette anni. Il primo già orfano della mamma sepolta dalle macerie e con il papà è ancora disperso. Il secondo, il piccolo osimano, ignaro che i suoi genitori si trovano ancora là sotto. Sono due dei quattro bambini miracolati, salvati dall’inferno di ghiaccio. L’ansia cresce, le ore passano e con esse la paura si tramuta in disperazione sottraendo sempre più spazio alla speranza mentre i soccorritori non smettono per un attimo di lavorare, al gelo e in difficoltà estreme.

Domenico Di Michelangelo, poliziotto di 41 anni in servizio al commissariato di Osimo, e la moglie Marina Serraiocco, 37 anni, proprietaria del negozio «La bomboniera» lungo corso Mazzini, entrambi residenti in città dove sono molto stimati e conosciuti, sono ancora sotto le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola. I loro nomi non figurano, non sono nella lista dei superstiti né altrove. Proprio la loro terra di origine li ha inghiottiti e non li ha ancora restituiti alla luce. Sono ore febbrili queste, lente e inesorabili, ore in cui basta un passo falso dei soccorritori per far crollare il muro di neve spessa e dura come cemento armato e soffocare ogni minima speranza rimasta. 

Poche le speranze che siano quelle dei due coniugi di origini abruzzesi le flebili voci udite dai soccorritori che non smettono di scavare. Potrebbero essere ancora vivi ma le ore scorrono e con esse perdono a poco a poco di validità le teorie più razionali a sostegno della buona riuscita della duplice operazione.

Il loro figlioletto Samuel invece è stato estratto vivo e vegeto, ha anche superato una lieve ipotermia ma è provato psicologicamente. Quella bolla d’aria in cui si è trovato per caso l’ha salvato. Era in quel vano quando la slavina ha inghiottito l’hotel, dentro con gli altri bambini riportati in superficie. «Stavamo giocando a biliardo. Quanto tempo è passato?», ha detto sulla barella. I soccorritori hanno estratto dalle macerie due donne e due uomini feriti ma vivi che hanno fatto salire a nove le persone salvate e portate in ospedale e a cinque le vittime.

Alcuni osimani sono voluti andare all’ospedale di Pescara per raggiungere Samuel e una volta all’interno si sono uniti ai familiari, tutti residenti tra Chieti e la provincia di Pescara. La loro rabbia si è fatta sentire per le corsie, assieme a quella di coloro che si trovano nelle loro stesse condizioni: poche e frammentarie informazioni arrivano alle orecchie di genitori e parenti dei dispersi, spesso fuorvianti come quella che ha riguardato Marina e Dino. La prima notizia del salvataggio di tutti e tre, rivelatasi clamorosamente falsa, l’avrebbe data un amico sul posto. Il miracolo cui tutti avevano creduto riguarda «solo» Samuel. Ha trascorso il tempo in ospedale con la nonna e adesso sembra tranquillo. 

«Io voglio continuare a sperare, i soccorritori stanno continuando a scavare», ha detto il fratello di Domenico, Alessandro, che non si è mosso dall’ospedale. La comunità di Osimo continua a pregare, a casa, in chiesa, a ore forse sarà organizzata un’altra veglia di preghiera al duomo. Nessuno ha perso la speranza di poter riavere con loro i coniugi e parlare al passato della vicenda. 

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