L'ultimo rovescio

Ancona, 23 agosto 2015 - SEMBRERÀ una stupidaggine, perchè di fronte a problemi di ben altra portata quello di un circolo del tennis che chiude potrebbe essere considerata una sciocchezza. Eppure anche questa storia paradossale è il segno di come vanno le cose ad Ancona. A scatafascio. E il guaio è che non si riesce a vedere una via d’uscita. Si è lasciato morire così un impianto che fino a dieci-quindici anni fa scoppiava talmente tanto di salute da potersi permettere di ospitare un torneo internazionale di spessore come la Fed Cup. Val la pena sottolineare: si è lasciato morire. Perchè qualcuno in tutto questo tempo avrebbe potuto e dovuto intervenire. Gli attori, Comune e Regione, non è che si siano spellati le mani. Gli imprenditori anconetani a quanto pare quando c’e da cacciare qualche soldo, tirano fuori timidamente la manina (l’esempio dell’Ancona docet). Non si capisce come mai quando c’è qualcosa di positivo, che dà lustro alla città, si debba lasciare morire in una lenta agonia. Una cosa è certa: lo sport, per reggersi in piedi, ha bisogno che il motore economico giri e sia ben lubrificato. Se non c’è chi ha amore, passione e soprattutto capacità economica, muore tutto. Così è per il tennis, così è per il calcio. I segnali anconetani non sono positivi. La passione c’è (l’esempio di Sosteniamolancona ne è la riprova), ma purtroppo da sola non basta.