Terrore a Jesi, il nigeriano: "Coi machete volevo proteggermi, nella mia testa c'è la Bibbia"

Le parole di Omobogbe durante l'interrogatorio di garanzia. Il pm ha chiesto una perizia psichiatrica

Il pazzo con il machete a Jesi (foto Binci)

Il pazzo con il machete a Jesi (foto Binci)

Ancona, 17 settembre 2014 - "Nella mia testa c'è la Bibbia e nessuno me la potrà togliere". Queste le parole pronunciate davanti al gip di Ancona Alberto Pallucchini, nell'interrogatorio di garanzia, da Precious Omobogbe, il nigeriano di 26 anni che l'1 settembre scorso ha seminato il panico a Jesi minacciando i passanti con due machete prima di essere arrestato. Il pm Valeria Sottosanti ha chiesto al gip l'esecuzione di una perizia psichiatrica in forma di incidente probatorio. "Non volevo fare male a nessuno - ha aggiunto Omobogbe, ora trasferito in carcere dall'ospedale -, l'ho fatto per proteggermi e dimostrare di essere forte". L'uomo, difeso dall'avvocato Elisabetta Nicolini, è accusato di tentato omicidio, lesioni personali, furto e danneggiamento aggravati, resistenza a pubblico ufficiale.

Aveva rotto la vetrina di un'armeria per rubare i machete, scorrazzando poi per quasi due ore per il centro di Jesi al grido "italiani di m... vi ammazzo tutti". Inseguito da poliziotti e carabinieri, era rimasto ferito di rimbalzo alla gamba da un colpo di pistola. Infine era stato bloccato dal comandante dei carabinieri di Jesi, Mauro Epifani, rimasto ferito a un fianco così come altri due carabinieri. Per Omobogbe la difesa vorrebbe proporre un percorso di riabilitazione con mediazione culturale. Bisognerà tuttavia aspettare gli esiti della perizia per stabilire le condizioni mentali del giovane, protagonista di altri episodi di violenza nei mesi precedenti. L'uomo ha negato di aver fatto uso di droghe, ma dagli accertamenti fatti era risultato positivo ai cannabinoidi, all'alcol e alle benzodiazepine, un mix esplosivo che potrebbe essere alla base del suo comportamento folle.