Botte all’arbitro ragazzino, sanzioni leggere. E stavolta scatta la protesta dei fischietti

Ridotte le squalifiche agli aggressori. Il caso finisce sul tavolo di Nicchi

Un arbitro (Foto di repertorio)

Un arbitro (Foto di repertorio)

Ascoli Piceno, 26 maggio 2015 - Arbitri di calcio ascolani in rivolta dopo la decisione della Corte d’appello territoriale di annullare le squalifiche comminate dal giudice sportivo e ridurne l’entità nonostante un giovane fischietto sia finito all’ospedale picchiato da alcuni atleti. Una decisione incredibile, assurda. La Corte d’Appello delle Marche con sede ad Ancona, organismo della Figc, presieduto dall’avvocato Gianmario Schippa, ha avuto il coraggio di passare sopra le ferite e i lividi del diciannovenne arbitro della sezione di Ascoli finito all’ospedale ‘Mazzoni’, riducendo da cinque a due anni le squalifiche ai protagonisti dell’aggressione. 

La gara. Il giovane e promettente arbitro, già designato in gare di seconda categoria, era stato inviato al campo comunale di Amatrice dove si disputava la gara play-off di Terza Categoria tra Amatrice e Maltignanese (risultato finale 1-2). Al termine del match, i padroni di casa hanno accerchiato l’arbitro, che è stato colpito con calci, pugni e spinte. Il direttore di gara, pur giovanissimo, è riuscito comunque a fare rientro negli spogliatoi grazie anche all’aiuto di un agente in borghese che era presente casualmente ad assistere alla partita. Il giovane è stato poi costretto a recarsi all’ospedale «Mazzoni» per farsi medicare, anche se sul momento, probabilmente in preda allo choc ha riferito ai dirigenti dell’Amatriche si erano attivati seppur tardivamente per proteggerlo, di star bene.

Le squalifiche.  Nei provvedimenti disciplinari del mercoledì successivo alla gara, il giudice sportivo della delegazione provinciale di Ascoli, Roberto Mistichelli, aveva usato la mano pesante squalificando fino al 30 giugno 2018 il calciatore Maurizio Cavezza, fino al 31 dicembre 2018 Pietro De Santis, quale capitano della squadra, e fino al 6 maggio 2020 il calciatore Elvidio Cioni, tutti dell’Amatrice, condannando la società al pagamento di una ammenda di mille euro a titolo di responsabilità oggettiva.

Chiamato a fornire ulteriori chiarimenti, l’arbitro si è recato alla Corte d’Appello e, come riportato nel comunicato ufficiale, ha dichiarato: «A fine gara fui circondato dalla generalità dei calciatori e dirigenti della squadra locale e uno di questi mi afferrò da dietro tenendomi fermo per le spalle. Fui colpito dapprima con una pallonata in faccia e poi con almeno cinque calci all’anca e alle gambe da calciatori della squadra locale non individuati. Il calciatore Cavezza Maurizio mi afferrò per il naso stringendomelo per qualche secondo di tempo. Appena mi liberai indietreggiando, Cioni mi colpì con un pugno al naso. Subito dopo intervenne il dirigente Gabrielli Giancarlo, il quale cercò di proteggermi, in particolare dalle persone, una trentina, che nel frattempo erano entrate e si trovavano davanti all’ingresso degli spogliatoi, ma uno di loro mi colpì con un pugno tra l’occhio ed il naso».

La sentenza. Ascoltate le versioni delle due parti (l’Amatrice e il direttore di gara), la Corte Sportiva d’appello territoriale ha graziato la società laziale riducendo sensibilmente le squalifiche a Cioni  (fino al 31 dicembre 2017), di ben tre anni a Cavezza (squalificato fino al 30 giugno 2016) e assolvendo il capitano Pietro De Santis, creando così un pericoloso precedente perché nel ricorso si parla di contatti lievi, di pallonate lanciate accidentalmente verso l’arbitro, di calci arrivati solo nella concitazione del momento, del naso stritolato all’arbitro ma non con forza. Ebbene la Corte d’Appello ha creduto a questa versione cervellotica dei fatti e ha accolto il ricorso.

Le reazioni. Indignazione, rabbia e costernazione sono state le reazioni a caldo degli arbitri ascolani e non solo, visto che come sembra il caso è arrivato anche sul tavolo del presidente nazionale Marcello Nicchi. E così ora tutta la categoria arbitrale è in rivolta, tanto che sono state ipotizzate clamorose iniziative, persino uno sciopero nella prima giornata della prossima stagione agonistica, per cercare di sensibilizzare i dirigenti e i calciatori sul problema della violenza contro i direttori di gara. Una decisione a difesa di un giovane e promettente arbitro, di un collega che come tanti altri domenicalmente si reca nei campi di calcio e che è stato colpito prima fisicamente da violenti che andrebbero radiati dal mondo del calcio e poi moralmente da una giustizia sportiva stavolta davvero cieca.