Terremoto, le casette di Arquata non sono adatte alla montagna

I tecnici ieri tra le Sae: i maggiori problemi sembrano alle spalle

Il sopralluogo dei tecnici

Il sopralluogo dei tecnici

Ascoli, 7 febbraio 2018 - La prima cosa che salta all’occhio vedendo le Sae di Arquata, è che se non ci fosse il panorama intorno sembra di stare in un villaggio turistico di mare: casette su un solo piano, tetti quasi orizzontali, camini bassissimi. Eppure è sui libri di scuola, delle elementari, che si apprende che in montagna i tetti di norma sono spioventi per evitare che si accumuli la neve.

«Quest’anno finora il tempo è stato clemente, ma se ci fosse stata l’ondata anomala di maltempo dello scorso anno, questi tetti avrebbero retto? – si domandano alcuni degli abitanti dei moduli abitativi–. Qui siamo a 1.200 metri, la neve c’è tutti gli anni». I camini sono stati fatti quasi al livello del tetto. Bastano venti centimetri di neve che vengono sommersi.

Nelle ultimissime casette hanno provato a correggere il tiro alzandoli di qualche decina di centimetri, ma è sorto un altro problema: entra la pioggia, soprattutto quando c’è troppo vento. Insomma le Sae non sono perfette, anche se molti residenti sono tutto sommato soddisfatti, soprattutto quelli di Piedilama, prima frazione nella quale sono stati effettuati ieri pomeriggio i controlli da parte di Arcale, il consorzio che ha costruito i moduli.

I tecnici di Arcale, accompagnati dall’assessore Sandro Onesi, hanno visitato una per una le abitazioni chiedendo agli inquilini di segnalare guasti e malfunzionamenti. Piccole perdite, qualche stuccatura non perfetta, qualche mattonella divelta e poco altro. «Non ci lamentiamo – dice una donna che vive con il marito –. I servizi tutto sommato funzionano, le case sono ben riscaldate. Forse potevano essere concepite meglio, per venire incontro alle esigenze tipiche della gente di montagna».

In altre frazioni si sono verificati numerosi problemi, soprattutto all’inizio, in particolare a causa delle condutture di acqua, luce e gas. E’ il caso, ad esempio, di Borgo 2, dove alcuni tubi si sono congelati al primo freddo, mandando in tilt il sistema di erogazione dell’acqua calda. Il problema, dicono da queste parti, sono le ditte alle quali sono stati subappaltati questi lavori secondari, perché non tutte si sono dimostrate all’altezza: superficialità, troppa fretta e scarsa professionalità.

Intanto nei prossimi giorni si completeranno i sopralluoghi da parte di Arcale. La sensazione, comunque, è che pian piano la situazione stia migliorando. I dubbi principali, come detto, riguardano la progettazione iniziale e quindi la tenuta di casette di questo tipo in un ambiente fortemente montano. Oltre ai tetti, l’altra stranezza sono le porte d’ingresso, visto che sono porte da interni e di conseguenza poco adatte a rimanere esposte alle intemperie. E poi le verande: a che servono? Belle a vedersi, ma poco funzionali in un ambiente simile. Alcuni paesani si sono organizzati autonomamente, a proprie spese, per chiuderle e ricavare così uno spazio in più, una sorta di ripostiglio, che nelle casette manca.

«Questo è un paese in cui tutti hanno, o meglio avevano, una cantina, uno scantinato dove conservare vini, generi alimentari, prosciutti, salami. Perdendo le nostre case siamo rimasti senza nulla, ma di qualche spazio del genere avremmo bisogno. Le nuove case sono comode, carine e ben riscaldate, ma forse non sono state concepite tenendo conto del tipo di località in cui viviamo». Del resto lo ha riconosciuto anche lo stesso assessore: «Questi moduli sono stati progettati nel 2014, per le emergenze in generale, non per esigenze specifiche di determinati territori. Queste case avevano e queste ci hanno dato».