La Gioielleria Rubini si arrende, chiude anche Swarovski

Altre attività costrette ad abbassare le saracinesche

CENTRO IN DIFFICOLTA’ Dopo la Gioielleria Rubini  ha chiuso anche Swarovski in corso Mazzini

CENTRO IN DIFFICOLTA’ Dopo la Gioielleria Rubini ha chiuso anche Swarovski in corso Mazzini

Ascoli, 9 dicembre 2015 - Con la chiusura di ‘Swarovski’ in corso Mazzini il capoluogo Piceno perde definitivamente un altro protagonista importante della storia del commercio ascolano. Anche la ‘Gioielleria Rubini’ (nata nel 1850 con il capostipite Raffaele Rubini), dunque, con quest’ultima chiusura, getta la spugna in un città sempre più incapace di reagire alla crisi dei consumi.

Il negozio ‘Swarovski’ è infatti il terzo di famiglia che abbassa le saracinesche, dopo gli altri due punti vendita, uno dei quali di vecchissima data, in piazza Arringo.

La storia racconta che 165 anni fa fu Raffaele Rubini ad avviare il primo negozio di gioielli a Nereto, in provincia di Teramo. Collezionando da subito importanti gioielli, collane di corallo e favolosi fili di perle.

I suoi figli Francesco e Giuseppe continuarono l’attività iniziata dal padre, servendo in modo impeccabile tutta la zona della Val Vibrata, primeggiando nell’arte del vendere e nell’attenta scelta di gioielli esclusivi e ricercati. L’attività venne poi seguita da Raffaele, figlio di Giuseppe, famoso gioielliere e cavaliere ufficiale della Repubblica, nel negozio di Ascoli in piazza Arringo.

Oggi c’è anche Giuseppe Rubini, erede di Raffaele, che gestisce l’attività di San Benedetto del Tronto ‘Rubini1850.com’. Giuseppe Rubini è maestro d’arte dal 1997 e si è diplomato perito e analista del diamante a Roma nel 2005. Di sua proprietà, oltre a quello di San Benedetto e a quelli di Ascoli ormai chiusi, sono i punti vendita di Atri e Martinsicuro.

Difficile trovare qualche ascolano che negli anni non abbia mai messo piede nel punto vendita nella piazza del municipio, quello chiuso non molto tempo fa, i cui locali sono ora vuoti. Vuoti come del resto molti altri nel cuore delle ‘cento torri’, dove sembra quasi che ora siano soprattutto i negozi storici a mollare.

E se piazza Arringo ha assistito a chiusure storiche negli anni di attività commerciali, come ad esempio il ‘Bar Ideal’ poi riaperto, a detenere attualmente il record di negozi con saracinesche tirate giù è corso Vittorio Emanuele. Su trenta locali commerciali, ben sette hanno le serrande abbassate ed esposto il cartello con scritto ‘affittasi’. Questa via paga lo scotto di affitti troppo alti, delle difficoltà per i potenziali acquirenti nel trovare parcheggio e naturalmente di una crisi dei consumi senza precedenti.