Amatucci rimesso in libertà

Attenuata la misura catutelare nei confronti dell’ingegnere, accusato di aver incassato una mazzetta per una perizia favorevole a un indagato

Giorgio Amatucci

Giorgio Amatucci

Ascoli, 25 maggio 2016 – Potrà uscire liberamente dalla propria abitazione Giorgio Amatucci.

L’ingegnere ascolano di 67anni , che è accusato di aver intascato una mazzetta da 10 mila euro in cambio di una perizia favorevole, ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari. Ad Amatucci è stato applicato l’obbligo di presentazione periodica all’autorità giudiziaria.

Il 67enne è stato ascoltato lunedì mattina dagli inquirenti, dopo che nei giorni scorsi il suo legale, l’avvocato Alessandro Angelozzi, aveva presentato istanza di modifica della misura cautelare, sulla quale i pubblici ministeri avevano espresso parere favorevole. Il gip del tribunale di Foggia ieri mattina ha accolto l’istanza e quindi revocato i domiciliari.

«Finalmente – ha commentato Angelozzi – l’ingegnere Amatucci, coinvolto suo malgrado in una vicenda paradossale, ha chiarito ancor di più la propria posizione spiegando, ad integrazione dell’interrogatorio reso in sede di convalida di arresto, perché si trovava in quel momento a Foggia. E successivamente emergeranno altri elementi che sono sicuro scagioneranno il mio assistito». Amatucci era stato arrestato il 22 aprile dalla Finanza di Foggia, che lo aveva fermato al casello dell’autostrada in uscita dalla città pugliese. All’interno dell’auto venne rinvenuta una busta con 10mila euro. Una somma che, secondo gli inquirenti, gli era stata consegnata poco prima dal consulente di un imprenditore pugliese coinvolto in un’indagine su una morte sul posto di lavoro.

Secondo l’accusa, quei soldi erano stati espressamente chiesti da Amatucci, che avrebbe promesso al consulente di stendere una relazione positiva sull’imprenditore, in modo da scagionarlo da ogni accusa. L’ingegnere era stato infatti incaricato dalla procura di Foggia di accertare le cause che avevano provocato la morte di un operaio, avvenuta in seguito ad un’esplosione in una banca dove erano in corso lavori di manutenzione. Amatucci avrebbe contattato il consulente dell’imprenditore indagato, dicendogli di recarsi ad un appuntamento e di portare con sé «buoni argomenti». Insospettito da quella frase, il consulente si è presentato all’incontro con un dispositivo elettronico nascosto addosso, con cui avrebbe registrato le esplicite richieste di denaro formulate dall’ingegnere. Il consulente ha quindi denunciato tutto alla Finanza, che ha organizzato la «trappola», segnando le banconote che dovevano essere consegnate e che sono poi state effettivamente trovate nel bagagliaio dell’auto di Amatucci.