Andrea Pozza al To Be Jazz Festival: "Vivo una trance di grande fertilità"

L'artista, il 13 settembre sotto i riflettori del Voltone di piazza Re Enzo, chiude la rassegna

Andrea Pozza

Andrea Pozza

Bologna, 12 settembre 2014 - Musica con un tocco di umanità per il modo in cui è suonata e incisa: unito da simpatetica comunanza d’intenti col suo terzetto, senza cercare, esplicitamente, l’impatto seduttivo del pianista, Andrea Pozza spanderà come sempre frasi evocative, un nitore scolpito, eleganza timbrica fra avant jazz e tradizione. Il meglio che ci si possa aspettare dalla serata conclusiva di To Be Jazz Festival è per domani sera dalle 21.15  sotto i riflettori del Voltone di Piazza Re Enzo (Bistrot La Torinese), con il pianista composer genovese accompagnato da Aldo Zunino al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria

In giro si sente dire che l’estasi creativa di Pozza stia lievitando. «Infatti vivo una trance di grande fertilità e cerco di eseguire al meglio quello che compongo. Ma in fondo nel jazz si fanno cose nuove anche quando si eseguono gli standard. E’ quello che ripeto a chi segue i miei corsi al conservatorio Paganini di Genova».  

Dal 2004 al 2008 lei ha fatto parte di uno dei quintetti di Rava più noti al mondo, sostituendo Stefano Bollani. Come va sintetizzata una partnership tanto altolocata? «Con sentimenti di gratitudine verso il leader assieme al quale ho incisoThe Words and The Days, un album che ha impreziosito la mia produzione. Ne ho guadagnato in termini di popolarità, ma anche di riscontri, di crescita complessiva».

Sfogliamo i progetti partendo dalle novità.  «Quella a cui più tengo è l’Uk Connection trio, ovvero Mark Taylor, un batterista di fama mondiale, e Andy Cleyndert, bassista, l’ensemble inglese con cui saremo in tour in Italia, forse a Ferrara, a Verona per un preambolo il 25 ottobre alle Cantine dell’Arena, e poi dal 25 novembre al Panic di Marostica, a Genova e il 30 al Blue Note di Milano. Quindi, il 4 dicembre alla Tenda di Modena». 

Nel frattempo… «A Napoli giovedì ho ospitato col trio Dick de Graaf, sassofonista olandese. E la prossima settimana sarà la volta di Peter King a Savona, musicisti di livello planetario». 

Gli allori più recenti? «Con Scott Hamilton ho inciso il cd in duo “I Could Write a Book” a fine 2013 per i trent’anni della Fonè di Giulio Cesare Ricci, oltre a “A Jellyfish From The Bosphorus”, registrato tra l’Italia e il Regno Unito in trio con Zunino al contrabbasso e Shane Forbes alla batteria. Mentre nel 2011 c’è stato il mio esordio discografico con l’Andrea Pozza European Quintet, intitolato “Gull's Flight” che coinvolge i musicisti inglesi Christian Brewer al sax alto e Shane Forbes alla batteria, e gli olandesi Dick DeGraaf al sax tenore e soprano e Jos Machtel al contrabbasso». 

Senza dimenticare i ricorrenti ammiccamenti con la classica… «Interagisco di continuo con pianisti classici. Con Sergio Ciomei, genovese, esperto di musica barocca, vincitore di concorsi prestigiosi, ho un progetto che oscilla appunto tra jazz e classica legato al conservatorio Paganini».

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