Colata di Idice: sindaci Pd, costruttori e mondo coop. In cinque nei guai per minacce

San Lazzaro, chi sono e quanto pesano gli uomini sott’inchiesta

Il sindaco di San Lazzaro Isabella Conti

Il sindaco di San Lazzaro Isabella Conti

Bologna, 24 settembre 2015 - Il commercialista Germano Camellini non è più solo. Anzi, il suo ruolo ora sbiadisce decisamente di fronte ai nuovi nomi finiti sul registro degli indagati nell’inchiesta sulle minacce al sindaco anti-cemento di San Lazzaro Isabella Conti. La notizia bomba è arrivata ieri: Simone Gamberini, ex sindaco Pd di Casalecchio ma soprattutto direttore generale di Legaccop Bologna, Stefano Sermenghi, sindaco dem di Castenaso, Aldo Bacchiocchi, ex sindaco di San Lazzaro e l’imprenditore Massimo Venturoli, amministratore della società di costruzioni Palazzi, sono accusati di minaccia a un Corpo politico o amministrativo dello Stato.

Secondo il pm Rossella Poggioli, avrebbero fatto pressioni sulla Conti, sfociate in vere e proprie minacce, perché non bloccasse la ‘Colata’, ovvero il maxi-insediamento urbano da 582 alloggi, del valore di 300 milioni. Il sindaco però non si piegò e fermò tutto, con una decisione poi ratificata dal Consiglio comunale. Non solo. Denunciò tutto ai carabinieri.

Era l'autunno 2014 e ora, dieci mesi dopo, la vicenda si è trasformata in una guerra fratricida fra sindaci Pd, che coinvolge anche il mondo delle cooperative. Mai si era visto un direttore generale di Legacoop accusato di aver addirittura minacciato un sindaco. E per la Conti non è certo il primo scontro con le coop. Le aziende coinvolte nel mega-appalto stoppato, infatti, hanno già intentato una causa milionaria.

Prima di farlo, hanno provato in tutti i modi a farle fare marcia indietro. E Venturoli, secondo i pm, sarebbe andato oltre i limiti. Così come Gamberini, descritto dalla Conti come uno dei più insistenti nel tentare di farla desistere dal bloccare la Colata.

Bacchiocchi e Sermenghi avrebbero, pure loro, oltrepassato i limiti dei consigli amichevoli. Almeno secondo gli inquirenti, perché gli interessati respingono categoricamente l’accusa di minacce. I quattro ieri hanno ricevuto l’avviso di proroga delle indagini, scoprendo così di essere sotto inchiesta. Camellini lo sapeva già, perché l’aveva scritto mesi fa il Carlino. Il suo avvocato, Tommaso Guerini, dopo l’uscita della notizia fece un accesso agli atti, ma la Procura rispose che Camellini non era indagato perché aveva secretato l’iscrizione. Ora è tutto più chiaro. Ed è evidente l’intenzione della Procura di andare fino in fondo in questa storia.

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