Bologna, 24 dicembre 2017 - E’ il secondo Natale che la maggior parte dei terremotati lo passa fuori casa. È una vergogna, in un paese civile. Ora ci si accorge degli errori commessi. Come spesso succede, in italia, si alza il polverone per poi non fare niente. Caro commissario Paola De Micheli In uno Stato che funziona tutto questo non accadrebbe. Inoltre i responsabili in una settimana sarebbero stati allontanati. Ivano Bompadre
Risponde il vicedirettore del Carlino, Beppe Boni
La politica difende l’operato della macchina della ricostruzione, spiega, aggiusta, motiva i ritardi, promette. Lecito e comprensibile. Il lavoro da fare è poderoso e difficile. Però non si può far finta di non vedere. La realtà è che siamo al secondo Natale di freddo e di neve e molti problemi sono irrisolti. Troppe cose non sono andate per il verso giusto: le casette arrivate in ritardo (e non ancora tutte) sono più adatte all’estate che al clima invernale, i boiler (esterni) gelano, la burocrazia rallenta molte operazioni. L’elenco delle mancanze è lungo, gli sfollati protestano. Leggete ciò che afferma in altra parte del giornale il sindaco di Arquata. Non è un agitatore di folle ma l’amministratore di un paese devastato.Chi gestisce la ricostruzione, anziché chiudersi in una difesa rigida, dovrebbe ammettere gli errori e ascoltare di più. Che il Natale porti buoni consigli a tutti. beppe.boni@ilcarlino.net
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