Morti per amianto alle Officine Casaralta, tre condanne

Risarcimenti per 150.000 euro per 25 famiglie

Le officine Casaralta

Le officine Casaralta

Bologna, 13 marzo 2017 – Tutti condannati. Si è concluso così il processo ai tre ex consiglieri di amministrazione della Casaralta, l’azienda che per trent’anni si occupò di costruire e coibentare le carrozze ferroviarie utilizzando amianto. Il giudice ha condannato a tre anni Anna Maria Regazzoni, 87 anni, e a due anni Carlo Regazzoni, 60, e per Carlo Filippo Zucchini, 62.

L’accusa per i tre era omicidio colposo nei confronti di lavoratori morti dopo essersi ammalati per esposizione all’amianto.

Secondo il pm Roberto Ceroni nelle Officine Casaralta furono violate le norme sulla sicurezza per oltre vent’anni, con indifferenza generalizzata rispetto ai rischi dei lavoratori e una dipendenza macroscopica da difetti strutturali e gestionali dell’azienda.

Erano 25 le morti per cui il pm aveva chiesto la condanna a vario titolo degli imputati: sei anni per Anna Maria Regazzoni, nel cda dal 1955 al 1979 e poi dal 1984 al 1993; quattro anni per Carlo Regazzoni, consigliere dal 1977 al 1986 e per Carlo Filippo Zucchini, in carica dal 1979 al 1986. I fatti contestati andavano dagli anni Sessanta al 1989.

Il giudice ha condannato per una parte delle vittime, assolto per altre. Per alcuni decessi poi è scattata la prescrizione.

Gli avvocati di parte civile avevano chiesto provvisionali di 400mila euro per ogni morto e 150mila per i loro congiunti, mogli o figli degli ex lavoratori. Il giudice ha dato provvisionali di 150mila euro per molte parti civili costituite.

Secondo la denuncia dell’Albea, rappresentata dall’avvocato Simone Sabattini, le vittime causate dall’amianto in Casaralta erano molte di più (88 tra decessi e lesioni), ma la prescrizione e l’alternanza degli imputati nei ruoli di vertice ha costretto l’accusa a una rigorosa selezione.

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