Cancro, dottoressa seguace di Hamer: "Traumi irrisolti alla base del male"

Sandra Pellegrino si ispira alle teorie del medico tedesco radiato

Ryke Geerd Hamer, medico tedesco radiato

Ryke Geerd Hamer, medico tedesco radiato

Bologna, 6 settembre 2016 - Sotto le Due Torri c’è più di un esperto delle discusse teorie del tedesco Ryke Geerd Hamer, medico radiato dall’Ordine e le cui asserzioni non sono riconosciute in ambito accademico. Diego D’Onofrio, laureato in Scienze Erboristiche, organizza corsi "per spiegare le leggi biologiche e divulgare le conoscenze del dottor Hamer – come afferma –. Non essendo medico, però, non prescrivo cure né ricevo pazienti. Insegno solo a prendersi cura di sé". Oltre a D’Onofrio, poi, tra i ‘discepoli’ di Hamer c’è anche la dottoressa Sandra Pellegrino, specializzata in Anatomia patologica, con un master in Fitoterapia, iscritta all’albo dei medici di Bologna, che organizza seminari, pubblicizati su Facebook, sulle teorie del medico tedesco.

Dottoressa Pellegrino, che cos’è il metodo di Hamer?

"Quello di Hamer non è un metodo, ma viene inserito nel percorso di cura. È come una bussola che ti indica lungo il cammino quello che ti sta succedendo. Aiuta a capire perché il male alla fine è arrivato".

Secondo Hamer, una malattia cosa rappresenta?

"La malattia è un po’ l’espressione di un conflitto esterno o interno che non è risolto. A volte è la stessa malattia che ti porta a cronicizzare la situazione".

Seguendo il suo ragionamento, se una persona dovesse risolvere il conflitto interiore o esterno guarirebbe anche senza fare la chemioterapia?

"Diciamo che di per sé, la natura, l’organismo, lo farebbero. Il grosso problema è che è difficile farlo concretamente".

Perché?

"Quando il paziente mi porta una diagnosi, ad esempio, quella lì è già un grosso problema, perché viene considerata nefasta. Per questo in genere la nuova medicina aiuta molto quando paradossalmente hai una malattia che non è così avanzata".

Quindi se una persona scopre di avere un tumore quando insorgono i primi sintomi, potrebbe guarire semplicemente risolvendo il proprio conflitto, senza fare nient’altro?

"Sì in teoria sì, poi bisogna vedere nella pratica. Perché questo è un discorso astratto. Diciamo che la natura lo farebbe, se quello fosse un tumore di un certo tipo di tessuti. Ho bisogno di sapere che tumore è e che tessuti coinvolge".

Quando parla ai pazienti della nuova medicina di Hamer dice che questa può aiutarli a guarire?

"A guarire non lo dico mai, perché non lo sappiamo né io, né la persona. Però, già sapere da dove viene il male ti aiuta a capire in che fase sei".

Se arriva da lei un paziente che dice di non voler fare la chemioterapia, cosa dice?

"Sulla chemioterapia Hamer è molto selettivo, dice che non va fatta. Io non sono così selettiva. Ho visto che per alcune persone è una necessità, perché altrimenti non si sentono curate".

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