Bologna, profughi, la mappa dell'accoglienza

Intanto la Regione lavora a un secondo hub per alleggerire quello di via Mattei

Uno degli ospiti dell’hub Mattei

Uno degli ospiti dell’hub Mattei

Bologna, 8 luglio 2017 - Una provincia a due velocità. Divisa tra chi accoglie – e pure troppo – e chi ancora stenta, per non dire che ancora deve iniziare. Alla terza estate di sbarchi, il tema migranti ha definitivamente archiviato il termine emergenza. Ma non le problematiche collegate. Bologna città si trova a ospitare 957 richiedenti asilo in più del dovuto (dati aggiornati al 12 giugno): 1.730 anziché i 773 previsti tenuto conto dei posti Cas, Sprar, minori non accompagnati e l’hub di via Mattei. Ma il distretto imolese, ad esempio, indossa la maglia nera, con sei comuni su dieci a zero profughi (Borgo Tossignano, Castel del Rio, Dozza, Fontanelice, Medicina e Mordano) e un saldo negativo del distretto di -262 posti. Tuttavia "due anni fa avevano attivato posti Sprar degli enti locali o attivati da privati direttamente con la prefettura meno della metà dei Comuni in Emilia-Romagna. Adesso siamo al 70%", afferma Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione.

Ma i numeri degli sbarchi impongono uno sforzo in più. "Il mese scorso ho scritto ai presidenti di Provincia per iniziare a discutere di un secondo hub. Vogliamo alleggerire via Mattei, ma contemporaneamente mantenere il modello di una prima e seconda accoglienza, l’unica in grado di garantire le attività di fotosegnalamento e gli screening sanitari".

Dove sorgerà? "Non è ancora stata individuata l’area, ma sicuramente non a Bologna. Ne discuteremo con i territori che hanno disponibilità di spazi per 100-200 posti. In autunno contiamo sia decisa la collocazione, per essere pronti il prossimo anno. Al momento siamo fermi".

In che senso? "Nelle settimane scorse si parlava di arrivi significativi, che non si sono verificati. Inoltre se l’Europa dovesse avviare cospicui ricollocamenti, l’hub Mattei potrebbe essere sufficiente".

Il secondo hub sostituirebbe il Cpr voluto dal ministro Minniti? "No, si tratta di due strutture con finalità differenti. Per il Cpr stanno andando avanti i rapporti di interlocuzione. C’è un’ipotesi Modena, ma dipenderà dalla disponibilità del Comune. Il progetto dovrà essere condiviso".

Avete fissato un tetto per l’accoglienza in Emilia-Romagna? "È pressoché impossibile, perché non si hanno certezze sugli sbarchi. Le previsioni di quest’anno si attestano sui 200mila arrivi nazionali, l’Emilia-Romagna ne sta accogliendo il 7%, come previsto sulla base del numero di residenti e ritengo si debba stare in quella cornice. Sosteniamo con forza l’operato del ministro Minniti, convinti che l’accoglienza responsabile abbia dei limiti".

 

 
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