Bologna, 23 gennaio 2017 - Un nuovo 'reparto' apre oggi al Bellaria. Lo ha deciso l’Azienda Usl per venire incontro all’iperafflusso di pazienti a seguito delle complicanze per la sindrome influenzale che ha «determinato un incremento della richiesta di posti letto di lungodegenza, alla quale il privato accreditato non è in grado di rispondere», scrive l’Ausl in un’informativa. L’apertura della nuova sala nel corpo G del Bellaria, che garantisce 18 posti letto di lungodegenza, prevede anche lo spostamento da altri reparti di alcuni infermieri e operatori socio sanitari e provenienti dalle agenzie interinali. Più precisamente, la mattina è prevista la presenza di tre infermieri e due oss, al pomeriggio poi, sono garantiti due infermieri e due oss e la notte due infermieri e un oss.
Questa decisione di aprire un nuovo reparto, però, se da un lato può essere accolta positivamente, dall’altro non convince a pieno gli infermieri del Bellaria che, attraverso la Fials, sollevano alcune critiche. «L’Ausl apre un nuovo reparto senza il necessario confronto preventivo con le organizzazioni sindacali e la Rsu, mettendo a rischio la sicurezza degli operatori – spiegano Alfredo Sepe e Daniela Gallamini, della segreteria provinciale Fials –. Questi, infatti, saranno costretti a spostarsi da un reparto all’altro senza il necessario periodo di formazione e inserimento, ed esponendo indirettamente anche i degenti a innumerevoli rischi di natura clinico-assistenziale, visto che saranno assistiti da personale proveniente da agenzia interinale, il più delle volte alle prime armi e con poca esperienza».
Proprio per tutta queste serie di possibili problematiche, il sindacato annuncia che chiederà «ai Nas un’ispezione nel nuovo reparto, per verificare se risponde agli standard logistici e assistenziali definiti dalle normative nazionali e regionali – concludono Sepe e Gallamini –. Aprire un nuovo reparto non è la soluzione al problema dell’affollamento e dell’iperafflusso. Ci vorrebbe una gestione dei flussi in base alle patologie, accompagnata dall’implementazione delle aree dedicate all’osservazione breve intensiva, per ridurre l’ospedalizzazione prolungata».
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