Di Giansante porta i libri in tribunale «Abbiamo lottato fino alla fine»

La società di costruzioni nata nel ’52. Tutti i dipendenti ricollocati

VIA DELLA BATTAGLIA Uno dei primi cantieri  della Di Giansante  a Bologna: erano  gli anni Cinquanta

VIA DELLA BATTAGLIA Uno dei primi cantieri della Di Giansante a Bologna: erano gli anni Cinquanta

Bologna, 21 ottobre 2014 -Crolla un altro pilastro dell’edilizia bolognese. La Costruzioni Di Giansante, già in liquidazione, ha portato i libri in tribunale mercoledì scorso. È l’epilogo della decisione presa lo scorso 14 ottobre dal giudice Pasquale Liccardo, che ne ha dichiarato il fallimento, «rilevato che la società versa in uno stato di insolvenza irreversibile». Una situazione che rispecchia le condizioni del mercato edilizio, la profonda crisi che ha attraversato negli ultimi anni e che, nello specifico della Di Giansante, è stata accentuata dalla partecipazione in partite fallimentari come quella del Pentagruppo, società nata dalla collaborazione tra le imprese Sveco Buriani e Di Giansante e le cooperative Ansaloni, Dozza e Cesi.

Era una storia lunga quella della Di Giansante, che era nata ufficialmente il 22 maggio del 1952 con la realizzazione di alcune opere come il macello di Pianoro e il cinema Mandrioli, sempre a Pianoro. Da lì erano arrivate decine di altre realizzazioni di una Bologna che rinasceva dopo la guerra: nuovi padiglioni ospedalieri, chiese, il restauro della rocca medievale di Bazzano e centinaia di case popolari. L’attività più massiccia, fu soprattutto a Ozzano, dove ancora l’azienda operava.

I cantieri, in ogni caso, erano ormai ridotti all’osso. Così come, al momento del fallimento, non c’era più nemmeno un dipendente. Delle centinaia di operai alle dipendenze negli anni Settanta, non ne rimanevano che qualche decina negli ultimi anni. È amareggiato Gino Di Giansante, legale rappresentante. E a proposito del fallimento si limita a dire: «Abbiamo lottato fino alla fine per la sopravvivenza della società, ma le lunghe trattative con il sistema bancario non hanno portato a un esito positivo. Perciò ci siamo dovuti arrendere al fallimento, che consideravamo l’ultima ratio, non prima di aver sistemato tutti i dipendenti».

Commenta la vicenda con amarezza anche il direttore di Ance, Carmine Preziosi: «La Di Giansante ha fatto una scelta in termini razionali e costruttivi nei confronti del mercato. Una scelta di sicuro dolorosa ma che perlomeno non ha comportato danni per i clienti e non ha aumentato le file dei disoccupati del settore». La considerazione di Preziosi va quindi oltre: «Tutto il settore delle costruzioni – conclude – sta ridefinendo le proprie strategie negoziando e discutendo con gli istituti bancari un prolungamento del debito. In molti casi, fortunatamente, è un’istanza che trova seguito. In questo caso, invece, l’azienda ha fatto una scelta differente, procedendo con un’istanza in proprio».

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