Eurosystem ha scelto Bologna: "Qui la crisi è passata prima"

Premio Mascagni, intervista a Gian Nello Piccoli: "I bolognesi sono più decisionisti" VIDEO

Gian Nello Piccoli, presidente di Eurosystem

Gian Nello Piccoli, presidente di Eurosystem

Bologna, 23 agosto 2016 - Cosa rimane dopo una crisi? La risposta è in mano agli informatici. Ma non certo perché è un software a dare la soluzione. Questione di esperienza: “Da quando è nato, negli anni ’70, il nostro settore ha attraversato almeno quattro drammatiche crisi”, teorizza Gian Nello Piccoli, presidente di Eurosystem SpA, società di consulenza, servizi e soluzioni software e hardware in ambito aziendale, che ha appena aperto una importante filiale in città. Le date delle quattro crisi, Piccoli le snocciola di fila, velocemente, come fossero uno scioglilingua: «1983-’92-2002-2009. L’ultima è quella che ha coinvolto tutti, ma chi come noi è sul mercato dell’informatica dal 1979, di situazioni complicate si può dire fosse già un veterano».

Piccoli, allora ci dia la soluzione.

“Innanzitutto, prima di ogni grande crisi, i mercati affrontano un tempo d’oro. Per noi è stato nel 1999-2000”.

La famosa bolla delle dot-com.

“Il mercato viveva all’epoca di un’euforia irreale. Sono nate decine e decine di aziende di servizi informatici, in quegli anni. Ma il ritmo non poteva durare: c’è stato un crollo verticale, che ha risvegliato tutti. Chi si era indebitato per crescere in fretta è fallito. Tutti gli altri hanno subìto un bagno di umiltà. Moltissimi si sono ridimensionati. Per chi, come noi, aveva spalle forti nel mercato dei gestionali, è iniziata invece la vera crescita”.

Per voi cosa ha significato?

“Siamo cresciuti, ci siamo aperti alle consulenze e a servizi sempre più su misura. Finché nel 2013 abbiamo avviato un percorso che ci ha portato alla fusione, per incorporazione, delle quattro società che componevano la nostra società. Così è nata la Eurosystem Spa”.

Un traguardo?

“Un punto di partenza. Le fusioni e acquisizioni di società concorrenti in giro per l’Italia continuano a pieno ritmo: oggi siamo in 76 dipendenti e 14 collaboratori. Contiamo di arrivare a 150 da qui a breve”.

Acquisizioni dappertutto fuorché a Bologna, dove invece avete fondato da zero una filiale. Perché?

“Perché avevamo un ottimo manager, Maurizio Lenzi, che conoscevamo come nostro competitor. Perché gestivamo già alcuni clienti bolognesi dal Veneto, dove a Villorba, Treviso, abbiamo la nostra sede principale. E perché Bologna è uno snodo troppo importante per aspettare l’acquisizione giusta. Siamo qui dallo scorso maggio con piani ambiziosi. Lavoreremo per espanderci in Emilia-Romagna, Marche, Toscana e oltre. Per farlo faremo anche altre acquisizioni, e il nostro personale qui crescerà dalle 3 persone a 6 già entro fine anno, e arriverà ad almeno 25 persone entro il 2017”.

Cosa le fa credere che il mercato bolognese vi darà soddisfazione? La crisi è stata dura anche qui.

“Vero, ma i bolognesi e gli emiliani hanno saputo superarla prima, e ciò è indubbio. Merito di un’indole decisionista. Altri imprenditori sono più attendisti, preferiscono aspettare un momento propizio che chissà quando arriverà. I bolognesi hanno capito prima di altri che per uscire dalla crisi bisognava muoversi. E si sono mossi”.

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