Saldatrici e rotelle: la strana coppia di Cebora

Premio Mascagni. Paola Generali: "Nati con due anime, ma oggi è un vantaggio" VIDEO L'intervista Lo speciale

Da sinistra, Alessandro Ansaloni (26 anni), suo padre Raffaele (61) e sua madre Paola Generali (56)

Da sinistra, Alessandro Ansaloni (26 anni), suo padre Raffaele (61) e sua madre Paola Generali (56)

Bologna, 6 ottobre 2015 - Rotelle e saldatrici, «ma che c’azzecca?», come direbbe qualcuno. Nulla. E infatti in casa Cebora i due mondi sono da sempre tenuti ben distinti. Soprattutto dal 1989, quando la guida è passata definitivamente in mano ai figli del fondatore Emiliano Generali: Paola (VIDEO), con il marito Raffaele Ansaloni, e Giuseppe. Al genero la guida di quella che una volta era la ‘Ceb’ e oggi è la ‘Divisione saldatura e taglio’. Il secondogenito è a capo della fu ‘Ora’ che adesso è la ‘Divisione ruote e movimento’. Alla primogenita Paola, amministratore delegato, spetta la parte finanziaria e la visione di gruppo. Almeno quella è comune.

Generali, ma non è complicato?

«Non lo è finché le due parti (tre con l’aggiunta di Gefra, azienda di automazione acquisita nel 2014) restano separate: a ciascuno il suo. Poi, insieme, si prendono le decisioni».

Voi siete tre. Vostro padre, il fondatore, era uno solo.

«Beh, lui era speciale. Una personalità complicata ma geniale. I tempi erano diversi. Ma la storia dell’industria italiana gli diede ragione, se pensa alla corsa verso le differenziazioni di prodotto a cui furono costretti i principali gruppi negli anni successivi. Prima per continuare a crescere, poi per resistere alla crisi. Ecco: noi, che nascevamo già con due teste, ci trovammo avanti».

L’intuizione più importante?

«Mio padre, che era un perito agrario, figlio di contadini, iniziò col vendere attrezzi, continuò realizzando piccole produzioni elettromeccaniche e finì con l’inventare il primo saldatore a elettrodi. Fu una rivoluzione che lo rese di colpo imprenditore. Portandolo lontano».

Quanto lontano?

«In Sudamerica, geograficamente parlando. Nei primi anni Settanta, quindi in tempi non sospetti, eravamo già degli esportatori».

Un po’ più complesso, oggi, continuare con le innovazioni.

«Ci abbiamo provato lo stesso. E con mio marito, nel 1984, è arrivata la prima saldatrice a filo portatile. Un’altra piccola rivoluzione: 15 chili contro i 50 degli altri modelli sul mercato, un prezzo molto più basso e l’apertura della saldatura agli hobbisti e i bricoleurs. Quindi, qualche anno dopo, è arrivata la produzione di carica batterie e di attrezzature e sistemi per il taglio dei metalli».

Con le ruote innovare viene più complesso.

(Sorride Giuseppe, ndr): «Le confermo che in effetti la ruota continua a esser tonda... Nel nostro caso, difatti, l’innovazione riguarda i sistemi produttivi, l’automatizzazione e la tecnologizzazione, che ha permesso nel tempo di aumentare precisione e velocità di produzione abbassando i costi. In più ad essere apprezzata è la capacità di rispondere in tempi sempre più brevi a nuove necessità: cambiano gli oggetti dotati di rotelle, e noi cambiamo le rotelle. Una professionalità che i clienti apprezzano».

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