Expo’ 2015, la pizza di Aloe sfamerà mille visitatori al giorno

Il team di Berbere’ e Alce Nero nel padiglione del biologico: “Con trenta cuochi partiremo per conquistare Milano“

Da sinistra: Salvatore Aloe, 35 anni, con Lucio Cavazzoni e il fratello Matteo

Da sinistra: Salvatore Aloe, 35 anni, con Lucio Cavazzoni e il fratello Matteo

Bologna, 10 marzo 2015 - Alce nero, il marchio leader del biologico in Italia e Berberè, la giovane società dei fratelli Salvatore e Matteo Aloe che ha rivoluzionato il concetto di pizza, saranno alleati anche in occasione di Expo Milano 2015 dove, nel Padiglione del Biologico e del Naturale all’interno del Parco della Biodiversità gestito da BolognaFiere, daranno vita da maggio a ottobre, a un ristorante vegetariano guidato dal prodotto simbolo di Berberè, quella pizza light che sta facendo scuola in tutta Italia (con due locali a Bologna e uno a Firenze) e che ha detto no al lievito chimico preferendo il lievito madre o l’impasto realizzato con il metodo di fermentazione dell’idrolisi degli amidi.

E dopo Expo, come anticipa Salvatore Aloe, 35 anni, (a sinistra nella foto con Lucio Cavazzoni e il fratello Matteo) che affianca da sempre il fratello chef Matteo, 29, il passo successivo sarà la conquista di Milano.

Perché è un’occasione da non perdere per voi questo Expo?

«Sappiamo che ci sono polemiche ogni giorno, sappiamo che è una manifestazione enorme con enormi aziende ed interessi, ma per dire cose diverse bisogna esserci, e noi ci ripetiamo, per farci coraggio, che non avremo più un’occasione così, in Italia. Saremo l’unico ristorante nel padiglione della Biodiversità e il nostro messaggio può essere forte».

Come pensate di organizzare questa trasferta che si percepisce come un’impresa epica?

«Effettivamente lo è. Staremo là sei mesi e ogni mese costruiremo il menu su una proposta sempre diversa che segue le stagioni, confermando l’avventura cominciata con Alce Nero e i suoi prodotti, dalla pasta ai legumi ai cereali, per un menu alternativo alla pizza, perché faremo anche cucina vegetariana. Porteremo dentro all’Expo il ritmo della campagna e racconteremo come l’agricoltura ha influenzato la cucina, i cibi e gli artigiani».

State lavorando a un menu speciale?

«Certo, e sarà più corto, perché dovremo soddisfare ogni giorno 1.000 persone, impastare 150 chili di farina a mano. Per questo nella nostra cucina, 200 metri quadrati a vista, ci saranno 30 cuochi».

Cosa resterà di questo Expo ai fratelli Aloe?

«Beh, a parte quello che ancora non possiamo prevedere, posso dire che l’avventura non finirà perché apriremo un nuovo ristorante a Milano e tutti coloro che hanno fatto l’esperienza qui ne saranno protagonisti. Poi resterà la sperimentazione su nuove farine, perché stiamo facendo ricerca sui cereali persi, tracciando una filiera che parte dal campo, passa alla molitura e arriva alla trasformazione. Inoltre, la collaborazione con lo chef Simone Salvini, con cui apriremo una scuola all’interno del padiglione, lascerà un segno».

Benedetta Cucci

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