Allarme Fiom: “Tenneco chiude la Marzocchi”

Martelli: “Hanno detto che intendono cessare l’attività e uscire dal settore delle forcelle”

Una manifestazione della Fiom (foto di repertorio - LaPresse)

Una manifestazione della Fiom (foto di repertorio - LaPresse)

Bologna, 27 marzo 2015 - Doccia gelata per i lavoratori della Tenneco-Marzocchi di Zola Predosa, in provincia di Bologna: il management della multinazionale Usa ha annunciato la chiusura dello stabilimento e l’uscita dalla produzione di forcelle per moto e mountain bike.

“Ce lo hanno comunicato ieri”, fa sapere Eugenio Martelli, della Fiom-Cgil: “Hanno detto che intendono cessare l’attività e uscire dal settore delle forcelle”, pur non specificando una data.

Ma alcuni indizi ci sono: attualmente nell’azienda di Zola vige una cassa integrazione straordinaria, frutto di una precedente fase di crisi, che dovrebbe concludersi a settembre (e fino ad allora per chi vuole sono possibili esodi incentivati).

Quella potrebbe essere già una ‘deadline’. Ma la Fiom di vedere scritta la parola ‘fine’ di fianco al un altro nome famoso delle aziende della terra dei motori non ne vuol nemmeno sentire parlare.

“Ci sono 100 e più posti di lavoro a rischio, la preoccupazione della Fiom e dei dipendenti è altissima. Abbiamo già detto all’azienda che non siamo affatto disponibili a stare sul piano della prospettiva che propongono e che quindi- avverte Martelli parlando alla ‘Dire’- non resteremo con le mani in mano. La Tenneco deve recedere da questa sua decisione, se non lo farà sappia fin d’ora che siamo pronti a mettere in campo tutte le iniziative possibili per contrastare questa scelta, comprese quelle più eclatanti”.

Cioè compresa l’occupazione dello stabilimento? “Se ci portano fin lì... Quello che posso dire- afferma Martelli- è che non possiamo permetterci di perdere 100 posti di lavoro così”.

La crisi della Marzocchi sarebbe dovuta a difficoltà di mercato, ma pesa anche la disdetta del contratto di affitto dello stabilimento. Oggi la Fiom ha informato i dipendenti della novità in una assemblea indetta in orario di sciopero e, alla fine, sono state quattre le ore di ‘fermo’ della fabbrica come prima reazione agli annunci degli americani.

Per lunedì la Fiom aspetta dall’azienda una ulteriore convocazione per proseguire nella discussione. Ma dietro l’angolo monta anche la preparazione della ‘resistenza’ alla scelta di chiudere: “Decideremo con i lavoratori quali iniziative mettere in atto”, conclude Martelli.

Già nel luglio 2013 vennero scongiurati 40 esuberi: si ritirà una procedura di mobilità per avviare un contratto di solidarietà con una riduzione media dell’orario del 35%. E grazie ad una discussione sulle prospettive e il piano industriale, i sindacati, avevano portato l’azienda a confermare gli investimenti e a dare garanzie fino alla metà del 2015. Furono previste anche verifiche su cosa viene prodotto negli altri stabilimenti europei per evitare che Tenneco portasse altrove lavorazioni caratteristiche del sito bolognese.

(fonte Dire)

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