Il campione Nba Belinelli ospite al Carlino: "Vincere è stato straordinario"

Il cestista di San Giovanni in Persiceto racconta come ha conquistato l'anello e dice: "I miei Spurs possono ripetersi" (FOTO)

Marco Belinelli al Resto del Carlino

Marco Belinelli al Resto del Carlino

Bologna, 25 luglio 2014 - Marco l'americano. E' una definizione che fa sorridere. Viene da dire Marco l'americano perché Belinelli, 28 anni, ha trascorso un quarto della sua vita, sette stagioni, proprio dall'altra parte dell'Oceano (due anni a San Francisco con la maglia dei Golden State Warriors, uno a Toronto con i Raptors, due a New Orleans con gli Hornets, uno a Chicago con i Bulls e l'ultimo a San Antonio, con gli Spurs). E perché quest'anno, lui, l'ha combinata davvero grossa. Prima, da solo - risultato mai ottenuto da un italiano - ha trionfato nella gara del tiro da tre, in occasione dell'All Star Game di New Orleans. Poi, insieme con i suoi compagni - anche in questo caso evento mai accaduto per un atleta azzurro - ha vinto il titolo Nba. Marco l'americano è in realtà Marco il bolognese. Legato profondamente alla sua terra, a partire da San Giovanni in Persiceto, dove è nato e cresciuto. E dove si rifugia appena può al termine di una stagione che, negli States, dura anche dieci mesi (per chi ha la fortuna di arrivare fino in fondo ovviamente).

Marco l'americano è il ragazzo di 28 anni che non dimentica le sue origini. Che non dimentica gli affetti - mamma Iole e papà Daniele su tutti, ma anche i fratelli Enrico e Umberto -, gli amici con i quali è cresciuto. Quelli con i  quali esce ancora la sera, magari per una grigliata o una pizzata, per fare quattro risate e, perché no, per fare quattro tiri a canestro, nel campetto. Perché Marco è un professionista della pallacanestro ma, forse, giocherebbe comunque a basket, anche se madre natura non gli avesse dato un grande talento e soprattutto una straordinaria forza di volontà che gli ha permesso di tener duro, contro tutto e contro tutti. Fino a salire sul tetto del mondo.

E Marco l'americano, legato ai suoi affetti e ai suoi amici, non dimentica il Resto del Carlino (FOTO). Quasi una tradizione per lui e per noi. Un incontro informale per raccontare storie. Per raccontare i suoi sogni. Per spiegare che un ragazzo di 28 anni, con un pizzico di fortuna e tanta grinta, può davvero arrivare lontano. Riceve il Carlino d'Oro dal vice direttore del Carlino, Beppe Boni. Stringe la mano al direttore del Carlino-Qn Giovanni Morandi. Chiacchiera con il capo cronista Valerio Baroncini e con Angelo Costa della redazione sportiva de il Resto del Carlino-Qs. E' accompagnato dal fratello Enrico, Marco, perché la famiglia per lui è sempre qualcosa di speciale. "Ho vinto perché non mi sono mai arreso, perché le critiche che mi sono piovute addosso mi sono servite come benzina. Per andare avanti".

Vince e si diverte, Marco. "Perché a San Antonio ho trovato un ambiente eccezionale. Forse sono stato fortunato, forse me lo sono meritato un po'. Mi sono trovato a mio agio all'interno del gruppo. Ci siamo divertiti in campo e fuori. Quando vedevo le immagini del trofeo appena vinto, anche se magari non mi rendevo ancora conto di quello che avevamo fatto, mi è venuta la voglia di riprovarci. Di tornare a vivere certe emozioni". Arriva Ettore Messina nello staff tecnico degli Spurs. Quel Messina che lo fece esordire giovanissimo, in serie A, nell'ormai lontano 2002. Marco è stato tra i primi a complimentarsi con lui. "L'ho chiamato - se la ride -. Ma di solito lo faccio da numero privato. Ettore non mi ha risposto, era quasi mezzanotte. Gli ho mandato un sms spiegandogli che ero io. Mi ha richiamato. Sono contento. E' stato uno dei miei primi allenatori. Sono convinto che sia la persona adatta per San Antonio. Non so quale potrà essere il suo futuro, ma il modo di concepire la pallacanestro nel Texas, con regole semplici ma che vanno rispettate, mi sembrano davvero adatte al suo modo d'essere".

Tornerà negli States tra breve, perché vuole tenersi in forma. "Un paio di settimane a Miami - racconta - poi torno a casa. Anche perché il 18 settembre ci sarà la festa a San Giovanni in Persiceto. E ci tengo a esserci". L'aspetta in quell'occasione il Pesco d'Oro che gli sarà conferito dal sindaco di "Sangio", Renato Mazzuca. Bologna e il primo cittadino, Virginio Merola, gli doneranno il Nettuno d'Oro.

"Ho ricevuto tanti messaggi - racconta -, anche da personaggi magari insospettabili. Mi ha fatto piacere la chiamata del premier Renzi, che avevo conosciuto qualche anno fa, a Firenze. Ho visto i messaggi di Del Piero, De Rossi, pure Vieri. Mi hanno fatto piacere perché ho realizzato, in quel momento, di aver fatto felice tanta gente. E sapere che tanta gente in Italia, si è svegliata per me, per vedermi giocare, mi ha emozionato". Emozionato a tal punto da farlo piangere. In un video che ha fatto il giro del mondo subito dopo la conquista del titolo. "E' stato un pianto liberatorio - dice dopo un mese -. Non me l'aspettavo nemmeno io. E' stato un mix di adrenalina, emozione, sfogo. Quasi un gesto liberatorio. Sono contento di quello che ho fatto. Vorrei continuare anche subito. Credo che San Antonio, con un pizzico di fortuna, possa farcela ancora per un altro anno. Avevo scelto il Texas perché pensavo di poter coronare un sogno. Sono stato premiato. Se mi volto indietro e guardo le scelte che ho fatto dal 2007 a oggi non mi pento di nulla. Sono arrivato al titolo per gradi, passo dopo passo. Vincere un titolo in questo modo, credetemi, è ancora più bello".

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