I pannelli solari galleggiano. Così cambia il futuro, video

Premio Mascagni. Nrg Energia di Imola, ‘isole artificiali’ (quasi) uniche al mondo

Imola (Bologna), 19 luglio 2016 - Due vetrine aperte su via I° maggio, zona industriale di Imola: vista dall’esterno, la Nrg Energia sembrerebbe un normale negozio. Incredibile, varcata la soglia, trovarsi davanti all’avanguardia mondiale dell’energia rinnovabile. Merito di un prodotto brevettato: Nrg Island, pannelli solari galleggianti sull’acqua. Vere isole artificiali, sottilissime miniere d’oro in termini di kilowatt. «A realizzarle siamo in due, nel mondo – spiega Loris Seravalli, fondatore e amministratore unico –. Assieme a noi un’azienda francese. Anche se i clienti francesi, molto spesso, preferiscono noi...».

Seravalli: detta così sembra una furfanteria. Ci spieghi il perché.

«La differenza è che sulle nostre piattaforme gli operatori possono camminare e lavorare, portando con sé attrezzature e materiali per diversi quintali. Particolare prezioso in caso di manutenzione».

Ma perché mai, con tanto spazio, costruire pannelli sull’acqua?

«Prima di tutto perché, eccezion fatta per i tetti di grandi stabili, gli impianti solari occupano terreno prezioso. Poi perché l’acqua risolve i due problemi principali dei pannelli solari: il troppo caldo in estate, e il gelo in inverno: nel primo caso rappresenta un formidabile impianto di refrigerazione, nel secondo rilascia calore in grado di sbrinare i pannelli, aumentandone la capacità produttiva del 15%. Pensavamo bastasse questo, poi, dopo aver realizzato un impianto in Ghana, abbiamo scoperto un terzo grande vantaggio: i pannelli, coprendo la superficie dell’acqua, ne riducono l’evaporazione di 500 litri all’anno ogni metro quadrato».

Un lago coperto, però, è come se non ci fosse.

«Infatti non parliamo di laghi, ma di bacini per l’irrigazione o l’uso produttivo. Funzionalità che rimangono intatte anche se l’acqua è coperta».

Ma come vi è saltato in mente?

«Ragionavamo da molto tempo su un’idea del genere. Poi, come spesso accade, è stato il caso a farci incontrare le persone giuste. Nel 2010 venimmo in contatto con un’altra azienda imolese del settore e, insieme, tra mille difficoltà, realizzammo il primo impianto, a Bubano. Funzionò, ed eccoci qua. Vede quel container? Sta per partire per Singapore».

E come fa una piccola realtà di provincia ad arrivare fino a Singapore?

«Ci cercano su internet: una volta venuti a conoscenza della possibilità di realizzare un impianto fotovoltaico sull’acqua ed effettuata una ricerca sul web, le tracce principali portano a noi».

Lei è nato con le rinnovabili?

«No, la mia terza vita. Cominciai nel 1986 commerciando arredi per negozi e supermercati. L’azienda esiste tuttora, ma io lasciai tutto perché mi invaghii di un altro progetto: ideammo delle pompe da vino, ‘Francesca’, che ancora oggi sono il top del mercato. Un progetto di cui vado orgoglioso».

Allora perché lasciarlo?

«Il futuro sono le rinnovabili. Avevo questo tarlo in testa. Ho resistito finché, nel 2008, ho dovuto assecondarlo».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro