Poste, sciopero regionale il 27 giugno

I sindacati continuano la protesta contro la decisione del Governo di privatizzare le Poste

Poste, lunedì 27 giugno 2016 sciopero e manifestazione regionale a Bologna (Foto Dire)

Poste, lunedì 27 giugno 2016 sciopero e manifestazione regionale a Bologna (Foto Dire)

Bologna, 23 giugno 2016 - Politica e Istituzioni smettano di stare alla finestra mentre il sistema postale dell’Emilia-Romagna va a rotoli. Nonostante interrogazioni in Parlamento e in Regione, e i tavoli tecnici aperti dall’amministrazione Bonaccini, i sindacati dei postini chiedono a deputati, senatori e amministratori di fare (molto) di più. L’appello, che segue il precedente sos di fine aprile, viene lanciato in vista dello sciopero regionale dei portalettere e dei loro colleghi degli sportelli indetto per lunedi’ 27 giugno.

Quel giorno, ci sara’ anche un corteo a Bologna, da piazza 8 agosto a piazza Roosevelt, contro la privatizzazione dell’azienda e contro il sistema di recapito un giorno si’ e uno no che sta facendo ammassare la corrispondenza non consegnata. A Parma e Piacenza sono fermi al palo fino a 50 quintali, a Rimini nove, a Cattolica 800 chili; in totale, si e’ parlato di 150 quintali in giacenza in regione e in Parlamento e’ stato perfino denunciato il caso di una “una lettera consegnata a pochi chilometri di distanza anche 20 giorni dopo la spedizione”. Fra le ricadute negative, anche il licenziamento già avvenuto dei dipendenti di società  che avevano appalti da Poste italiane, come quelli della bolognese Transystem, i cui ex dipendenti saranno in piazza lunedì 27

Nel frattempo le cose vanno di male in peggio, spiegano i segretari di Slp-Cisl, Valerio Grillini, Slc-Cgil, Beppe Ledda, di UilPoste, Graziella Gieri, e Failp-Cisal, Walter Priori. Dopo l’avvio delle consegne a singhiozzo sono successe due cose “che non potranno far altro che peggiorare ulteriormente” la situazione. La prima: la decisione del Consiglio dei ministri di privatizzare Poste. Cassa depositi e prestiti avra’ il 35%, il restante 29,7% sara’ quotato dopo l’estate, mentre il 35,3% e’ gia’ in Borsa da ottobre 2015 solo per “fare cassa e arginare, seppur in minima parte, la voragine del debito pubblico”.

I sindacati temono che la privatizzazione penalizzerà “le zone marginali del Paese” e porterà’ nefaste ricadute occupazionali (in Emilia-Romagna c’e’ gia’ lo spettro di un surplus di personale di 400 unita’) perche’ una “società completamente privatizzata guardera’ principalmente al profitto, non tenendo in considerazione la socialita’ dei servizi e l’occupazione”. Poi c’e’ il secondo allarme: la decisione del Tar di Bologna che ha rigettato il ricorso dei piccoli Comuni dando cosi’ mano libera a Poste “di chiudere in via definitiva alcune decine di piccoli uffici”. Il tutto mentre appunto il recapito a singhiozzo (tranne che a Bologna) “ha peggiorato notevolmente la qualita’ del servizio e messo in crisi l’intero settore del recapito”.  

La risposta dei sindacati è stata articolata in due mesi di blocco degli straordinari, e nello sciopero di lunedi’ prossimo. Ma non basta: le quattro sigle invitano politici e Istituzioni a farsi carico dei problemi. Di certo, la lotta continuera’: gli attivi nazionali dei sindacati proclamato lo stato di mobilitazione con iniziative che saranno calendarizzate a breve. Lunedi’ in piazza con i lavoratori postali ci saranno anche le sigle dei pensionati di Cgil-Cisl-Uil. “Sosteremmo la vertenza dei lavoratori di Poste - dichiara Sergio Palmieri, segretario Fnp Cisl di Bologna - e saremo al loro fianco in manifestazione, lunedi’, perché la vertenza non riguarda solo i lavoratori postelegrafonici ma tutti i cittadini che usufruiscono del servizio postale che è e deve rimanere un servizio universale”, I pensionati, del resto, sono i principali utenti degli uffici postali “e stanno già da tempo subendo gli effetti negativi, derivati dalle chiusure dei punti periferici e dalla riorganizzazione aziendale in atto dalla montagna alla pianura”.

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