Ricatto con video hard, il racconto del parroco

"Lei ha iniziato con la scusa di un massaggio"

L'avvocato Gennaro Lupo

L'avvocato Gennaro Lupo

Bologna, 3 febbraio 2016 - Nessuna relazione, solo qualche massaggio alla schiena ‘sfociato’ in contatti proibiti. Contatti hard sempre ripresi dalla ragazza con il telefonino al solo scopo di ricattarlo per ottenere soldi. E’ questo il quadro che emerge dalla denuncia presentata sabato scorso dal parroco ultrasettantenne della città che ha fatto finire in carcere una romena di 27 anni, accusata di estorsione perché voleva soldi per non divulgare le foto e i video.

Domani ci sarà la convalida del fermo in carcere, nel frattempo il prete è stato portato dai confratelli lontano da tutto, in una clinica, perché fortemente stressato e affaticato. Il sacerdote racconta ai carabinieri che la giovane, separata con due figli, disoccupata, si è presentata a dicembre in parrocchia «con fare disperato» per chiedere aiuto. Lui le ha dato piccole somme, poi però con il passare del tempo la situazione è cambiata.

«Un pomeriggio, lo scorso Natale, ero nel mio studio – mette a verbale il sacerdote – con un forte male alla schiena quando si è presentata di nuovo questa ragazza, che vedendomi sofferente si è proposta di farmi un massaggio dicendomi di essere brava nei massaggi. Ho accettato il suo aiuto, ma lei non si è limitata ai massaggi e ha iniziato a spogliarmi, prima tirandomi giù i pantaloni e poi le mutande (...) pensando che fosse uno scherzo, non ho dato peso alla cosa, ma visto che la ragazza riprendeva la scena con il telefonino io ho protestato e lei scusandosi mi ha detto che avrebbe cancellato il filmato, ma poi ho scoperto che non l’aveva fatto. Comunque quel giorno tutto finì lì».

«Dopo alcuni giorni – continua il parroco – la ragazza si è ripresentata in canonica e mi ha riproposto il massaggio che avevamo interrotto (...). Io ho accettato credendo che in precedenza fosse stato solo uno scherzo, ma lei ha iniziato prima un massaggio poi però ha finito per sfilarmi i pantaloni e le mutande e per poi toccarmi le parti intime. Come aveva fatto in precedenza, ha ripreso la scena con il cellulare, tenuto sempre a portata di mano sul mobiletto (...). Alle mie rimostranze, ha detto che mi voleva bene (...) e che voleva tenere le immagini solo per ricordo, perché io l’avevo aiutata, giurandomi che non le avrebbe mai fatte vedere a nessuno».

Il sacerdote le crede, ma la ragazza ha mente ben altro: «Dopo una settimana – prosegue la denuncia –, la ragazza si è ripresentata e, su sua insistenza, siamo saliti al piano superiore, nella mia camera (...) poi mi ha riproposto un massaggio (...) e io ho accettato, anche perché per me si trattava solo di un massaggio alla schiena e non di una avventura vista la mia età. Lei mi ha spogliato, poi anche lei si è spogliata, in reggiseno e mutandine (...), e ha iniziato a danzarmi intorno (...), poi ci siamo stesi sul letto nudi (...). Sono stato al gioco e non ho reagito anche perché temevo che lei potesse simulare una violenza sessuale, ma lei se n’è approfittata per riprendere tutto con il telefonico. Io protestavo, ma lei continuava ridendo».

Dopo sono iniziati i ricatti, ai primi di gennaio: «Si è presentata più volte in parrocchia (...) e diceva che se non volevo che mostrasse le immagini al mio vescovo e ai parrocchiani, causando così la mia rovina e la mia cacciata dalla chiesa, avrei dovuto dargli del denaro (...) Io per evitare lo scandalo in 4 occasioni le ho dato 350 euro, per un totale di 1.400». La donna è sempre più esosa, vuole altri soldi, telefona di continuo. Lui le dà 300 euro, gli ultimi. Lei torna alla carica, lui va dai carabinieri.

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