Il ricordo in Consiglio comunale di Maurizio Cevenini a tre anni dalla sua scomparsa

Il sindaco Merola: “Il Cev? Popolare perché colto”. Casini: «Aveva tante anime ma quando è morto, ha lasciato tutti nello sgomento”. Bersani ricorda una sua frase: “Meglio una promessa in meno e una sorpresa positiva in più ai cittadini” FOTO

FotoSchicchi

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Bologna, 29 maggio 2015 - «Maurizio Cevenini era popolare perché era colto, perché interpretava il sentimento del bene comune, ma non lo assecondava. Studiava, non si accontentava di fare le battute, anzi le battute gli venivano meglio per questo». Così il sindaco di Bologna Virginio Merola ha ricordato, nella cerimonia solenne in consiglio comunale, Maurizio Cevenini a tre anni dalla scomparsa. (FOTO) Ex presidente del consiglio comunale, poi consigliere regionale, mister preferenze e recordman di matrimoni celebrati, Cevenini rinunciò a candidarsi a sindaco di Bologna per il Pd dopo una malattia. Si tolse la vita qualche tempo dopo. «Quando in campagna elettorale mi presentava - ricorda Merola - lo faceva dicendo: ‘Volevo fare il sindaco, mi sono ammalato, non ho potuto farlo, però ho portato il mio sostituto’. Ha creduto molto nel collettivo, ma non come un credo per il quale si rinuncia alla libertà.

E viveva male un giudizio che girava nel Pd: quello che era adatto a fare le tombole, ma che la politica vera si faceva da un’altra parte». Merola ha quindi colto l’occasione per un appello alla politica bolognese: «Dopo aver frequentato in politica una persona per vent’anni, non mi ero accorto che non era felice. Di quella politica lì dobbiamo liberarci. Vediamo di costruire un clima che non sia di guerra tra di noi, perché la politica è solo una delle attività della vita». Anche Pier Ferdinando Casini ha partecipato, in consiglio comunale, alla commemorazione ricordando come fosse «un ponte fra i cittadini e le istituzioni che lo rendeva molto amato da tutti, popolare senza essere populista».

Casini ha ricordato come avesse «tante anime, il politico, il tifoso sfegatato del Bologna, il recordman di matrimoni, un uomo poliedrico e complesso. A volte per questo era guardato con sarcasmo e ironia, ma poi, quando è morto, ha lasciato un’intera comunità nello sgomento. A tre anni dalla sua scomparsa la storia di Maurizio Cevenini è una bella pagina della rappresentazione della politica». «In politica mettersi al servizio di un collettivo appare demodé, conservatore: è una sciocchezza perché l’eccessivo individualismo porta a elementi disgregativi». Lo sostiene Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, che in Comune a Bologna ha ricordato Cevenini. «Ci sono domande attuali e moderne - ha detto Bersani - alle quali Cevenini ha dato la sua risposta. Come essere popolari senza cedere alla demagogia, come essere protagonisti rimanendo con la testa e il cuore nel tuo collettivo. Come essere percepiti come speciali essendo normali». Bersani ha parlato della politica di oggi, ricordando una frase di Cevenini: «Meglio una promessa in meno e una sorpresa positiva in più ai cittadini».

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