Bocciata la norma anti-slot del Comune

Illegittima la distanza minima, stop anche dal Consiglio di Stato. "Chiederemo i danni"

Una sala slot (newpress)

Una sala slot (newpress)

Bologna, 12 febbraio 2016 - Vecchi temi, nuove grane. E anche stavolta sono i giudici amministrativi a dettare la linea alla giunta Merola. In queste ore il Consiglio di Stato ha bocciato – nuovamente, dopo il Tar – il divieto di aprire sale giochi e videolottery a meno di un chilometro da asili, scuole, strutture protette, ospedali e case di cura. Il Comune, per i giudici, non ha saputo dimostrare quali studi sono stati fatti per stabilire che un chilometro è una distanza adeguata a combattere la ludopatia.

I due casi al Consiglio di Stato riguardavano l’apertura di una nuova sala Vlt della Romagna Giochi srl in via Parmeggiani, a meno di mille metri dall’istituto professionale Fioravanti, e lo spostamento di un centro della Sna Scommesse srl da via del Rondone a via Calori, a pochi metri da un istituto comprensivo. In sostanza, visto che «la Regione non ha stabilito una distanza minima» per le sale Vlt da siti considerati sensibili, spetta agli enti locali farlo. Il Comune, però, «avrebbe dovuto analizzare in modo approfondito l’incidenza delle ludopatie nel proprio territorio – recitano entrambe le sentenze –, valutare quale distanza di rispetto poteva ritenersi astrattamente adeguata alla consistenza del fenomeno e verificare se, in relazione alla diffusione dei siti sensibili, una simile distanza fosse misura proporzionata e sostenibile».

Insomma, per il Consiglio di Stato mancano le argomentazioni a supporto di una simile decisione. E anche dai documenti prodotti dal Comune «non si evincono considerazioni specifiche e basate su argomenti non esclusivamente di natura politica». Questione finita? Niente affatto, perché il Consiglio di Stato ha dichiarato definitivamente illegittimo il divieto contenuto nel regolamento di polizia urbana, ma lo stesso divieto è stato, più tardi, inserito dalla giunta anche nel regolamento urbanistico edilizio (Rue). E adesso chiunque impugnerà una richiesta di apertura negata per il mancato rispetto della distanza minima contenuto nel Rue potrà farsi forte delle motivazioni del Consiglio di Stato.

«Passati tre anni il mio cliente non ha più l’interesse ad aprire – spiega l’avvocato di Romagna Giochi, Gianfranco Fiorentini –. Ma chiederemo i danni per le spese sostenute per l’allestimento della sala e i due anni di mancato lavoro». Valutazione analoga anche per la Sna scommesse. «La libera iniziativa economica e la salute sono due principi costituzionalmente garantiti – afferma il legale Andrea Meneghello –. Qualsiasi restrizione di un’attività lecita deve rispettare i principi di regionevolezza e proporzionalità. Quello del Comune è stato un approccio politico. Era un provvedimento espulsivo: data la mappa dei luoghi sensibili, si poteva aprire solo oltre la tangenziale. I presupposti per l’azione risarcitoria ci sono tutti».

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